Nelle nove pagine della bozza di documento preparato dai diplomatici europei per il vertice dei capi di stato e governo, che si riuniranno fra meno di dieci giorni a Bruxelles, ci sono parecchie cose interessanti: dalla riforma dell’unione monetaria alla conferma che l’accordo di fine giugno dell’Eurozona sulla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’Esm (Fondo anti-crisi) va rispettato pienamente (ci sono resistenze tedesche, olandesi e finlandesi), che l’Eurozona deve procedere verso un regime di bilancio "integrato" prevedendo "meccanismi di solidarietà di bilancio". Questa è una pista molto interessante anche se è molto difficile possa essere percorsa rapidamente. Ciò che colpisce, in ogni caso, è che emerge una ossessione: siamo perennemente in ritardo. A ogni pagine, spesso più volte in una stessa pagina, vengono ripetuti termini con i quali ci si auto-invita a darsi una mossa. Ecco qualche esempio: "attuare rapidamente" e pienamente gli impegni per rilanciare la crescita e creare posti di lavoro; "mobilitare rapidamente e in modo efficiente" i fondi europei; "accelerare" la proposta per la firma elettronica Ue nell’ambito della cosiddetta Agenda Digitale; "fare rapidi progressi" su ricerca e innovazione; compiere "ulteriore azioni" per migliorare il contesto pro-business specie per le piccole e medie imprese; compiere "rapidi progressi" per trasferire i diritti pensionistici da paese a paese; raggiungere "rapidamente un accordo" di libero scambio con il Giappone; "adottare rapidamente" le leggi sulla ristrutturazione e la ‘risoluzione’ delle banche e sui sistemi di garanzia dei depositi. A leggere il documento sembra che a Bruxelles e dintorni nessuno abbia più fiato con tutte le corse che stanno facendo e che devono ancora fare. Purtroppo, l’ossessiva ripetizione di questi termini riflette solo il fatto che la Ue è sempre a rischio di perdere il treno, perennemente in affanno rispetto alla sua stessa tabella di marcia.
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