I timori di Draghi sulle banche e il Vertice Ue

Ormai è chiaro che al Vertice dei Capi di Stato e di Governo giovedi’ e venerdi’ si parlerà molto di banche. Si parlerà della lettera del presidente Bce Mario Draghi alla Commissione, con la richiesta di evitare la ‘tosatura’ degli obbligazionisti junior nelle operazioni di rafforzamento del capitale nel caso si tratti di banche che non corrono il rischio di fallimento e rispettano i requisiti minimi. E si parlera’ dei ‘paracadute’ finanziari che gli Stati dovrebbero mettere in piedi per intervenire, se necessario, al termine della verifica sullo stato di salute delle 130 banche che da novembre 2014 saranno vigilate dalla Bce. In gioco ci sono la credibilita’ del nuovo supervisore unico e la fiducia degli investitori sulla capacita’ dei governi di fronteggiare nuove crisi bancarie. I governi restano profondamente divisi sulla strada da prendere.



  Draghi non vuole rischiare di dover remare contro corrente nel momento in cui dovrà comunicare i risultati dell’analisi del profilo di rischio, della qualita’ degli asset e dello stress test sulle 130 banche vigilate direttamente la primavera prossima: senza sapere come interverranno i governi a turare le eventuali falle patrimoniali se non dovesse essere sufficiente l’apporto del settore privato (mercato, azionisti e creditori), con il timore che gli investitori fuggano dal settore a causa delle nuove linee guida comunitarie sugli aiuti pubblici alle banche. Entrate in vigore il primo agosto e ancora non utilizzate, queste ultime prescrivono gli oneri degli interventi vanno caricati anche sul debito subordinato prima della concessione dell’aiuto di Stato. Cio’ per poter ricostituire condizioni di parita’ nel settore dopo che  misure sul debito subordinato sono stati effettuate un po’ dappertutto nei paesi sottoposti a programmi di salvataggio e non solo.
   Secondo le nuove disposizioni nessun apporto viene prescritto per i detentori di debito senior e in particolare i depositanti garantiti e non (sopra e sotto i centomila euro). Draghi ritiene che con una interpretazione restrittiva di quelle regole possa essere distrutta la fiducia nelle banche dell’Eurozona, fino a ipotizzare una fuga degli investitori dal mercato bancario europeo “che renderebbe ancora più difficile la ricerca di finanziamenti da parte delle banche”.
 Il responsabile della concorrenza Almunia, ha indicato oggi il suo portavoce, ha risposto a Draghi spiegando che sono espressamente previste delle “eccezioni” (per tutelare la stabilita’ finanziaria e caso per caso). Comunque resta fermo un principio, ha spiegato il portavoce: “Deve essere assicurato che le banche, chi detiene il capitale e i creditori junior devono contribuire al massimo possibile prima che sia concesso un aiuto pubblico”. Cio’ per limitare il ricorso al denaro dei contribuenti (negli anni della crisi iniezioni di liquidita’ e garanzie per le banche hanno raggiunto il 40% del valore del pil Ue).
  La Commissione ha anche precisato di non lavorare nel vuoto pneumatico. La revisione di quelle regole e’ il frutto di una “cooperazione interistituzionale” che ha coinvolto anche la Bce” e nel prosieguo tale cooperazione non manchera’. In realtà, indicano fonti Ue, le nuove regole sul contributo dei privati al rafforzamento del capitale delle banche prima dell’aiuto di Stato “non prevedono automaticamente la partecipazione dei creditori junior” e che tra il momento in cui emergeranno dei ‘buchi’ e il momento in cui dovranno essere colmati “dovrebbe esserci tempo sufficiente” per agire.
 La lettera di Draghi, che risale al 30 luglio, riflette sia la diversa valutazione di Bce e Commissione dell’impatto delle nuove regole sugli aiuti di Stato sulla disponibilita’ degli investitori a restare nel settore bancario, sia la fibrillazione innanzitutto della banca centrale, ma non solo, per il temporeggiamento dei governi che ancora non hanno preso una decisione sui ‘paracadute’ finanziari pubblici per fronteggiare eventuali ‘buchi’ nei bilanci alla luce dei prossimi test Bce. Le due questioni, ovviamente, sono intimamente legate cosi’ come ad esse sono legati gli accordi (allo stato delle cose sarebbe congruo parlare di disaccordi) sul ruolo diretto dell’Esm nelle ricapitalizzazioni bancarie, che la Germania continua a rendere impossibili, e le regole della ‘risoluzione’ bancaria con un meccanismo unico europeo. La bozza di conclusioni del Vertice Ue indica due impegni: prima di fine anno l’Ecofin deve comunicare al mondo intero quale sara’ l’approccio coordinato sui ‘paracadute’ (backstop finanziari); entro fine anno l’Eurogruppo deve trovare un accordo sulle regole per la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’Esm. Al momento non e’ affatto chiaro quali sono i margini affinche’ tali messaggi possano essere piu’ precisi per convincere i mercati.