LETTERA DA BRUXELLES Vertici a ripetizione per una settimana di decisioni cruciali

A volte il calendario può dire molto sui caratteri della fase che stiamo vivendo e quello della prossima settimana compendia fedelmente e in modo esauriente quanto accade in Europa da tutti i punti di vista: economico, finanziario, politico. Ogni giorno a Bruxelles ci saranno delle riunioni ad alto livello per finire in un crescendo al livello più alto, quello dei Capi di Stato e di Governo. Da lunedì a venerdì via via sono attese discussioni e in molti casi decisioni, sulla crisi dell’economia reale, in particolare sull’industria (lunedì), sulla vigilanza bancaria unificata sotto l’”ombrello” della Bce (mercoledì), sull’operazione debito a sostegno della Grecia (giovedì), sul futuro dell’unione economica e monetaria (venerdì). Sarà una settimana di vertici anti-crisi che, se deludesse le aspettative, potrebbe trasformarci in un incubo.



   Il calendario dà una visione plastica e non solo cronologica della crisi europea. Si parte con il grande buco nero del settore auto europeo, travolto da un calo delle nuove registrazione di oltre tre milioni fra il 2007 e il 2012, 12 milioni di unità in meno, con un 2012 che risulterà l’anno peggiore dal 1995. Nel medio periodo, dicono i costruttori, le vendite non torneranno ai livelli pre-crisi per cui occorre intervenire sulla sovracapacità stimata nel 25-30%. E qui nascono i problemi: man mano che si aprono le falle, in Francia come in Italia, i costruttori si dividono tra chi cerca di sopravvivere (e meglio sopravvive) nei paesi emergenti (Cina soprattutto) e chi langue a casa propria (i francesi, la Fiat dice che riuscirà a certe condizioni a salvarsi ora solo grazie all’impegno nella Chrysler). E si dividono gli interessi degli Stati corrispondenti. In sostanza, rischia di prevalere il ‘si salvi chi può a spese del vicino’. Bruxelles tenta di trovare una strategia comune, ma non può fare molto e comunque nulla che possa incidere nei prossimi 12-18 mesi. E’ la prima volta che i ministri dell’industria trattano specificamente l’emergenza dell’auto e questo è un segno dell’allarme politico.
 Martedì tocca ai ministri degli affari europei preparare il vertice dei Capi di Stato e di Governo del fine settimana. Mercoledì tocca ai ministri finanziari dell’Ecofin: tenteranno un accordo sulle regole della vigilanza bancaria con la grande incertezza sulla posizione di due attori del calibro di Germania e Regno Unito. Per la Germania si tratta di vedere se accetterà un compromesso che, pur tenendo conto della specificità dei mercati finanziari nazionali, stabilisca chiaramente un principio fondamentale: in qualsiasi momento, la Bce deve poter esercitare la vigilanza su qualsiasi banca se necessario, anche sulle famose casse di risparmio tedesche e sulle banche regionali che Berlino vuole mantenere sotto l’egida dell’autorità nazionale. Se questo principio risulterà sfilacciato, ambiguo, la credibilità della nuova sorveglianza bancaria sarà molto fragile. Quanto al Regno Unito, si farà di tutto perché ai vertici dell’Autorità bancaria europea (il regolatore che copre tutti i 27 paesi) il blocco dei paesi sotto regolazione unificata (paesi Euro più molti altri paesi non euro) non possa avere un incontrastato potere di blocco, ma certamente l’Eurozona non può accettare il rischio che in futuro uno o pochi paesi (il Regno Unito forse insieme con Danimarca e Svezia) possano avere addirittura un diritto di veto all’Eba.
 Eccoci arrivati a giovedì mattina: l’Eurogruppo esaminerà il risultato del riacquisto del debito greco che dovrebbe ridurlo di 20 miliardi, pari alla metà di quanto necessario per portarlo al 124% del pil nel 2020. Se tutto avrà funzionato, i ministri daranno il via libera alle nuove misure di alleggerimento degli oneri dei prestiti e all’esborso delle ‘tranche’ concordate. Se non avrà funzionato, si dovrà ricominciare quasi da capo.
 Infine il vertice dei Capi di Stato e di Governo della Ue, giovedì sera e venerdì. Argomento centrale: il futuro dell’unione economico e monetaria in tre fasi. La prima (2012-parte del 2013) serve a completare l’unione bancaria, cioè vigilanza Bce + sistema di ‘risoluzione’ (per ristrutturare e liquidare le banche) + sistema di garanzia dei depositi (per evitare le fughe generalizzate dagli sportelli). Obiettivo, spezzare la spirale crisi del debito sovrano-crisi bancaria. La seconda fase (2013-2014) prevede un aumento della stretta del coordinamento delle politiche di bilancio con un sistema di finanziamento europeo delle riforme strutturali attraverso contratti stipulati tra istituzioni Ue e i singoli Stati. Terza fase (oltre il 2014), la creazione di una specie bilancio per l’Eurozona allo scopo di assicurarsi contro gli choc economici, politiche comuni e coordinate sulla tassazione e sul mercato del lavoro per superare gli squilibri macro-economici. Qui nascerebbe lo spazio per l’emissione di debito comune senza però mutualizzare il debito sovrano nazionale. Obiettivo generale di questo programma rafforzare la fiducia esterna (mercati, istituzioni internazionali a partire dal Fmi, grandi paesi del mondo dagli Usa ai Brics). Senza impegni in questo senso sarà problematico convincere che il sistema Euro ha un futuro.
  Difficile dire che cosa uscirà dalla discussione dei Ventisette: improbabile prendano delle decisioni vincolanti, sarà già tanto se finirà con un mandato alla Commissione per elaborare proposte più dettagliate. La seconda e la terza fase implicano trasferimenti secchi di sovranità nazionale per quanto possano essere più o meno ben mascherati. Secondo alcuni sono inevitabili (la pensa così il presidente Bce Mario Draghi), secondo altri si tratta di fughe in avanti difficili da gestire presso le opinioni pubbliche nazionali (Francia, Olanda, Austria). Per la Germania la sola condizione per maggiore solidarietà è stringere al massimo la corda del coordinamento e delle politiche comuni sulla base di regole chiare. Per l’Italia, tra i più favorevoli a tale processo, i tempi non sono ancora maturi per decisioni specifiche.