Vigilanza Bce: fumata nera, ma si ostenta ottimismo su accordo il 12

Non ce l'hanno fatta i ministri finanziari europei a trovare un accordo sulla vigilanza bancaria. Troppi sono ancora i terreni sui quali si scontrano forti interessi: paesi euro e paesi non euro che si ritroveranno sotto lo stessa autorita' di vigilanza che funziona legalmente solo a 17 membri (la Bce), la Germania che non vuole mollare sulla supervisione nazionale delle casse regionali e di risparmio, il Regno Unito che non vuole essere spiazzato delle decisioni all'Autorita' bancaria europea dove la Bce fa blocco, la questione della 'muraglia cinese' per separare nettamente politica monetaria e vigilanza. Ciononostante la presidenza Ecofin e' ottimista, la Commissione pure. Nuovo tentativo fra una settimana, ma la Bce e' allarmata: se non si decide entro l'anno i mercati reagiranno male.

  Il ministro delle finanze cipriote Vassos Shiarly e' stato il primo dirsi certo che l'intesa e' vicina. Poi pero' ha snocciolato tutti i punti critici sui quali sono emerse le divergenze, anche piuttosto forti, e si e' capito che queste riguardano i punti essenziali della nuova regolazione, considerata una delle condizioni indispensabili per spezzare il circolo vizioso crisi del debito bancario-crisi del debito sovrano. Infatti, fino a quando la supervisione Bce non sara' in piedi le banche non potranno essere ricapitalizzate direttamente dal Fondo anti-crisi Esm. La riunione Ecofin ha discusso alla luce del sole: tutta la seduta della mattina era a telecamere aperte, chiunque avrebbe potuto seguirla via Internet. E alla luce del sole sono emersi i contrasti. Tanto che, aldila' dell'ostentazione di ottimismo sulla possibilita' di compiere piu' di un semplice 'ultimo miglio' nella riunione straordinaria convocata per il 12 dicembre, la presidenza cipriota e la Bce hanno lanciato un mezzo allarme, rilevando la prima che "manca poco tempo" per decidere entro fine anno, la seconda che se si rinvia i mercati ne trarranno la logica conseguenza e reagiranno male. Proprio quel non ci vuole nel momento in cui forse e' stato trovato l'ultimo tampone utile per fermare la crisi greca.
  Le tre questioni principali sulle quali e' saltato oggi l'accordo sono l'ampiezza dei poteri di supervisione dellaBce, il modo di assicurare la effettiva separazione tra politica monetaria e decisioni di vigilanza bancaria della Bce, il sistema di voto cioe' la convivenza nell'Autorita' bancaria europea (che funziona a 27 paesi membri) di due fronti, il fronte che si presume compatto rappresentato dalla Bce (che decide formalmente anche per i paesi che non adottano la moneta unica ma si troveranno sotto l'ombrello vigilante di Francoforte) e il fronte degli 'outs', di quelli che non fanno parte ne' dell'Eurozona ne' della nuova supervisione. Regno Unito innanzitutto, poi probabilmente la Svezia, mentre la Danimarca e la Repubblica Ceca sono al momento in bilico. Sui poteri la situazione e' chiara: la Germania vuole avere una barriera netta che preservi il potere dell'autorita' nazionale sulle banche 'locali', cioe' le casse di risparmio e le banche regionali. Mentre sulle banche sistemiche e sulle banche salvate con prestiti pubblici europei (Efsf/Esm) e' ovvio che cadano per definizione sotto la vigilanza europea, sul resto sostanzialmente non si deve cambiare marcia. Di qui la 'guerra' sulle soglie degli asset bancari in valore assoluto o in rapporto al pil per determinare se una banca e' piu' o meno "significativa". La Germania vuole soglie alte per mantenere l'influenza nazionale sul maggior numero di banche, la maggioranza degli altri paesi (tra cui la Francia) vuole soglie basse per il motivo opposto. L'Italia sta piu' con la Francia che con la Germania, ma cerca soluzioni 'ponte' per un accordo.Comunque in ultima istanza, dice il ministro Vittorio Grilli, e' la Bce che deve poter decidere e se necessario agire direttamente sulle singole banche. Su qualsiasi banca se ci sono le urgenze prudenziali. 
  Se ci sono soglie rigide, pero', si congela una situazione che rischia di cambiare nel tempo. Ci vorrebbe pragmatismo (lo ha detto Grilli), ma le divergenze sono tali che si preferisce correre questo rischio piuttosto di compiere un salto piu' coerente alla centralizzazione. Al mattino Schaeuble ha smantellato l'intero castello rivendicando la necessita' di difendere l'indipendenza della Bce, parlando di "muraglia cinese" necessaria tra politica monetaria e scelte di vigilanza. Rimettendo in discussione il principio della decisione di ultima istanza nelle mani della Bce. A fine riunione ha usato toni piu' accomodanti e ha invitato a trovare una soluzione creativa" per mettere tutti d'accordo, anche i non euro. Cio' secondo alcuni lascerebbe ben sperare sull'esito del negoziato, ma se Berlino molla sulla 'muraglia cinese' occorrera' mollarle qualcosa sui confini dei poteri delle autorita' nazionali.
  Sulla divisione del lavoro tra Bce e autorita' nazionali c'e' un equivoco ricorrente: e' ovvio che la Bce non sara' mai in grado di controllare 6mila banche (lo ha detto Schaeuble), ma il punto non e' questo e lo sanno tutti. Il punto e' se la Bce e' la 'fonte' del potere di supervisione che viene decentrato o se e' un pilastro del sistema unico di vigilanza equiparato alle attuali autorita' nazionali. Il punto debole e' che gli atti di vigilanza sarebbero presi in ultima istanza dalla Bce, ma gli effetti possono ricadere su autorita' nazionali di bilancio: e' il nervo scoperto di tutta l'operazione.  Sulla questione del peso della Bce ai vertici dell'Eba, con il timore che il blocco dei 17 marginalizzi gli altri 10. Si lavora su un diverso equilibrio di sistemi di voto, nel tentativo pero' di non depotenziare il ruolo Bce. Per Londra e' la madre delle questioni. Ma ci sono anche i timori di paesi come Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca: il loro sistema bancario e' controllato a vari gradi da gruppi paneuropei (dell'Eurozona) e non vogliono trovarsi stretti sia nella vigilanza Bce sia all'Eba. Quanto al calendario dell'entrata in funzione operativa del nuovo sistema, nessuno mette in discussione l'ultima data del primo gennaio 2014. I problemi sono sul percorso: escluso che dal 2 gennaio 2013 la Bce possa essere in grado di vigilare sulle banche 'salvate' dall'Eurozona (il primo
gradino della nuova supervisione). C'e' accordo sul fatto che la Bce a un certo punto (settembre 2013) dica che cosa e' in grado di assicurare (banche 'salvate' piu' banche sistemiche piu' le altre). Sarebbe la soluzione piu' logica.