In poco più di un anno l’Unione europea è stata in grado di mettere in piedi una serie di regole che prevedono restrizioni alle vendite allo scoperto in Borsa (short selling) di azioni, titoli pubblici e credit default swap sul debito sovrano, vendite fatte senza neppure aver presto a prestito gli strumenti finanziari. Da novembre 2012 le autorità di supervisione avranno il potere di sospendere temporaneamente le contrattazioni purché sia motivata dall’esistenza di rischi per la stabilità del mercato. La proposta della Commissione europea è del 14 settembre 2010, l’accordo tra Europarlamento, Consiglio europeo (cioè i governi) e Commissione è di ieri sera (18 ottobre 2011). Tredici mesi, un tempo record e poi si dice che le istituzioni europee sono dei grandi elefanti dai passi lentissimi e incerti. I molti euroscettici in giro in tutti i paesi (in Italia non poi così tanti in realtà) le rappresentano addirittura al limite del suicidio politico. Naturalmente ha ragione chi se la prende con la Ue nelle sue varie articolazioni perché si autoparalizza, resta drammaticamente vittima di contrasti insanabili. Il modo in cui è stata gestita la crisi greca e del debito sovrano non è certo dei più rapidi e meno tortuosi, anzi è un esempio da non seguire come modello. I tentennamenti di questo e quello (qui la responsabilità della Germania è preponderante su quella degli altri paesi membri dell’Eurozona) hanno reso l’unione monetaria ostaggio dei mercati finanziari e questi a loro volta sono stati tenuti in ostaggio dall’incertezza e dall’inconcludenza politica. Ora ne paghiamo le conseguenze. Se l’Europa prendesse una ‘posizione lunga’ invece che restare solo sulle ‘posizioni corte’, sarebbe sicuramente meglio per tutti.
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