Il ministro Fabrizio Saccomanni ha difeso oggi il sistema bancario italiano da visioni unilaterali e in definitiva sbagliate che circolano con insistenza sia oltre Atlantico (vedi le recenti riunioni del Fondo monetario internazionale) sia in Europa. Il sistema è complessivamente solido e non c’è nulla da nascondere, ha ribadito il ministro. Saccomanni ha anche preso una netta distanza dall’idea che tutti i problemi delle banche europee siano costantemente ricondotte in questo periodo alla ‘risoluzione’, cioè alle modalità di gestione delle crisi terminali quando, esaurite tutte le altre possibilità e innanzitutto il ricorso agli azionisti e ai creditori secondo un certo ordine, non resta che il fallimento. E’ evidente che proprio le regole della risoluzione bancaria a livello nazionale e a livello europeo costituiscano in questo periodo il centro dell’attenzione dei ministri. Oltretutto, l’Ecofin non ha ancora risposto alla sempre più pressante richiesta della Bce di indicare il più presto possibile come interverranno gli Stati se dai test sulla qualità degli asset bancari di inizio 2014 dovessero emergere dei ‘buchi’ da colmare. E’ un fatto pero’ che la ‘risoluzione’ è strettamente legata ad altre sensibilissime questioni non ancora ‘chiuse’: dalle regole sull’intervento del settore privato al calendario della loro entrata in vigore (2018 o 2015?) al sistema di garanzia dei depositi, dal ruolo dell’Esm (il Fondo salva-stati) nelle ricapitalizzazioni bancarie all’equilibrio dei poteri su chi decide in ultima istanza sull’uso dei fondi bancari per la risoluzione a livello europeo. Fino a quando tutti questi aspetti non saranno chiariti resterà sempre un margine pericoloso di incertezza su cio’ che accadrebbe se…. una banca di rilevanza europea si trovasse con buchi patrimoniali. Anche al di là di quanto sarebbe giustificato. D’altra parte sono i diversi i segnali che indicano come il risultato delle elezioni tedesche non abbiano modificato le posizioni originarie del governo Merkel: i socialdemocratici non sono meno rigidi nel difendere l’idea che l’Esm meno si occupa di banche direttamente meglio è (anche se questa possibilità già è stata ammessa dai capi di Stato e di governo). Mai soldi tedeschi per salvare banche non tedesche se fossi io cancelliere, aveva detto recentemente Peer Steinbruck. Cio’ di cui non si tiene conto è che per preparare le banche a fronteggiare da sole eventuali crisi (cosa sacrosanta visto che gli aiuti europei in termini di iniezioni di liquidità e garanzie rasentano il 40% del pil Ue) è necessario tempo, di qui l’importanza di avere un meccanismo di intervento a livello europeo pubblico da usare soltanto in ultima istanza ancora prima che nasca un Fondo di risoluzione unico (finanziato dal contributo delle banche). Insomma, tutti confermano che un accordo su tutta questa materia sarà trovato entro fine anno. Speriamo che davvero che sia cosi’.