Sono proprio cambiati i tempi. L’altra sera, nel pieno della riunione-fiume dei ministri finanziari sulle regole bancarie (gestione dei fallimenti a livello europeo, come far pagare ad azionisti e creditori le perdite smettendo di far pagare il solito Pantalone – gli Stati) Fabrizio Saccomanni ha detto ai giornalisti che bisogna fermare il balletto di un Ecofin non in grado di decidere sulle nuove norme fiscali, in particolare sullo scambio automatico generalizzato delle informazioni tra Stato e Stato e sull’estensione delle norme sulla tassazione del risparmio dei cittadini non residenti a tutti i tipi di reddito da investimento. Austria e Lussemburgo, i soli Stati che nell’Unione europea in cui si continua a praticare la ritenuta diretta proprio per non dover scambiare le informazioni fiscali (e quindi dare l’ultimo addio a ciò che resta del segreto bancario), avevano appena impedito all’Ecofin di decidere in tal senso. Nella Ue, come è noto, in materia fiscale o si decide all’unanimità o non si decide.
Saccomanni si è richiamato al difficile momento politico: non possiamo, non vogliamo passare per complici degli evasori. Giusto, soprattutto quando si avvicina il voto europeo e aumenta la preoccupazione che dilaghi il dissenso sulle politiche di austerità, vuoi per storico euroscetticismo vuoi per reazioni a misure economiche debolmente controbilanciate da azioni per la crescita. Peccato, però, che il messaggio non sia filtrato tra i ministri finanziari. Se ne parlerà ancora al Vertice europeo del 19-20, ma a quel punto sarebbe necessario un colpo d’ala, anche simbolico: chiudersi tutti in una stanza e non uscirne fino a quando i premier lussemburghese e austriaco non prendono un impegno scritto firmato e controfirmato per attuare quanto da loro affermato in molte occasioni. E cioè passare allo scambio automatico delle informazioni fiscali. Smettendo di giocare a rimpiattino con i negoziati in corso tra la Ue e i paesi terzi (Svizzera, Liechtestein, Monaco, Andorra e Vaduz) sulla stessa materia. Se Austria e Lussemburgo aspettano di vedere come la Ue regolerà la questione con i cinque paesi terzi e i cinque paesi terzi aspettano di vedere come la Ue regolerà la questione con Austria e Lussemburgo, l’Unione europea nel suo complesso sarà inevitabilmente considerata complice.