Il Fondo monetario, avanti tutta sulla flessibilità, dubbi sul ‘sistema’ del patto di stabilità

Il Fondo monetario internazionale apre alla massima flessibilità nell’uso delle regole di bilancio nell’Eurozona: nel rapporto pubblicato oggi indica che “grandi sorprese negative sulla crescita non devono comportare nuovi sforzi di consolidamento” e che dovesse materializzarsi il rischio di deflazione e dovessero esaurirsi le opzioni di politica monetaria, dovranno essere usate “le clausole di fuga” del patto di bilancio europeo. Si tratta di tenere conto in modo più ampio delle cosiddette “circostanze eccezionali” nella valutazione dell’indebitamento (secondo alcuni il riferimento alla recessione è troppo restrittivo). Inoltre, nel rapporto dello staff Fmi (la parte analitica scritta dagli economisti) si sottolinea come “il patto di stabilità “possa ridurre gli incentivi per promuovere la crescita economica”.

Nel rapporto degli economisti si ribadisce la necessità di una revisione delle regole di bilancio ormai troppo complesse; “Cambiamenti legislativi successivi hanno aggiunto nuovi vincoli e procedure, creando possibili incoerenze e ridondanze”. Il bilancio in termini strutturali, ormai diventato centrale nell’analisi e nelle valutazioni europee, è un concetto “minato da ampi errori di misurazione”. Oggi è l’elemento al centro della supervisione dei bilanci: il calcolo si fonda sulle stime della differenza tra crescita potenziale e crescita effettiva, scrivono gli economisti del Fondo monetario. Si tratta di calcoli che “generalmente sottostimati e ciò rende il bilancio in termini strutturali soggetto a revisioni significative” dell’ordine dello 0,5% di crescita potenziale all’anno.

Quanto al patto di stabilità e di crescita, il rapporto dello staff mette l’accento su due punti. Il primo : può limitare lo spazio per finanziare riforme strutturali che comportano rilevanti costi di bilancio nel breve termine. “Anche se la riforma del 2005 riconosce esplicitamente che tali costi possono essere accomodati, l’attuale regime di regole è stata finora attuato solo per alcuni tipi di riforma delle pensioni”. Se si deve andare oltre le pensioni è questione “controversa”.

Il secondo punto riguarda l’obiettivo di bilancio a medio termine (per l’Italia per esempio è il pareggio) e in minor misura il limite del 3%: gli economisti si chiedono se non scoraggino l’investimento pubblico limitando la capacità di ricorre a prestiti per finanziare progetti che aumentano il potenziale di crescita a lungo termine. E’ la stessa materia sulla quale si sta discutendo a Bruxelles e nelle capitali.