LETTERA DA BRUXELLES Parigi preme per una stretta sul finanziamento del terrorismo, l’Ecofin ci prova

Non sono attese decisioni, ma la prima discussione che i ministri finanziari avranno martedì prossimo (8 dicembre) su una stretta al finanziamento delle attività terroristiche su scala europea costituirà la base per decisioni che sono nell’aria ormai da un paio di settimane. Sotto impulso francese, l’Ecofin comincerà a valutare la strategia proposta da Parigi:

controllo stretto sulle monete virtuali, tetti più bassi per i pagamenti con carta di debito, tracciabilità dei pagamenti online. In sostanza, si tratta di rafforzare i controlli sui metodi di pagamento non bancari compresi i trasferimenti di oro e altri metalli preziosi. Inoltre, sul tavolo la richiesta francese di accelerare l’entrata in vigore dell’ultima direttiva anti-riciclaggio prevista per il 2017.

Insolitamente, il tema della stretta finanziaria sul terrorismo (islamico, ma non solo) non è stato preparato da riunioni specifiche degli ‘sherpa’ dei ministri dell’economia. Non ci sono documenti tecnici preparati dal Consiglio e così i ministri discuteranno sulla base di un documento francese e di una nota che sarà presentata dalla Commissione.

Il ministro delle finanze Michel Sapin aveva sondato il terreno già nella riunione dell’Eurogruppo del 23 novembre, dedicata ai bilanci pubblici. Poi ha inviato delle note ai colleghi europei. La spinta di Parigi è dovuta: dopo gli attacchi dell’Is non può essere perso altro tempo per mettere in pratica quanto deciso recentemente in materia di riciclaggio (anticipando le scadenze) e decidere una stretta sui pagamenti che attualmente non lasciano tracce. La sfida è dimostrare che possono essere raggiunti dei risultati anche se i governi hanno bocciato la proposta della Commissione di mettere in comune le attività di ‘intelligence’, timorosi di cedere un altro pezzo importante di sovranità nazionale. Pur senza creare una struttura di coordinamento per il contrasto del finanziamento del terrorismo, l’obiettivo è assicurare che sfugga il meno possibile dei movimenti finanziari anche per somme relativamente piccole.

Sono infatti le carte anonime prepagate, il cui fondo spesso può raggiungere diverse decine di migliaia di euro presso giurisdizioni diverse dalla Ue, uno dei metodi preferiti per le transazioni relative all’oro e ai metalli preziosi. La necessità di un regime più stretto per le carte di pagamento prepagate è emersa proprio in seguito agli attentati di Parigi del 13 novembre: dalle prime indagini è stato stato accertato che sono state usate per pagare le camere d’albergo. In Francia attualmente il codice monetario e finanziario permette l’uso di carte prepagate senza alcuna verifica dell’identità per quelle non ricaricabili di valore inferiore a 250 euro e per quelle ricaricabili fino a 2500 per anno. L’idea è ridurre notevolmente il tetto sotto il quale viene garantito l’anonimato. E un tetto va previso anche per la conversione delle monete virtuali nelle valute emesse dalle banche centrali.

Il menu francese che sarà sottoposto all’Ecofin è lungo. Un elemento chiave della stretta, indica Parigi, dovrebbe essere l’estensione ai beni immobiliari e mobiliari, automobili comprese, delle misure di congelamento degli averi appartenenti a persone fisiche o morali che commettono o tentano di commettere atti di terrorismo. Le norme europee antiterrorismo permettono di bloccare tutti gli elementi del patrimonio, ma di fatto il congelamento riguarda solo i conti bancari.

Poi il miglioramento dell’informazione sui movimenti finanziari: in ogni Stato membro occorre un quadro simile in base al quale le autorità di controllo (in Francia è Tracfin, la cellula antiriciclaggio del ministero delle finanze) possono esigere da parte delle banche misure di vigilanza complementare o rafforzata in certe aree e su certi individui con possibilità di accesso agli schedari delle persone ricercate. Il motivo è che i diversi organismi di ‘intelligence’ possano lavorare “in tempo reale” su tutti gli aspetti di un’indagine, quindi anche sul contesto finanziario in cui si muovono le persone sospette.

A quanto risulta, nelle ultime settimane i supervisori bancari sono stati direttamente coinvolti nella stretta anti-terrorismo. Sotto tiro sono i trasferimenti di denaro effettuati da clienti occasionali con destinazione Siria, Iraq e altri paesi dell’area mediorientale. Dalla Banca di Francia si fa notare come in questa fase sia importante che scattino immediatamente i campanelli d’allarme per cambiamenti improvvisi delle attitudini dei clienti. Occorre tenere conto che la gamma di operazioni finanziarie sospettabili è molto ampia, dai classici bonifici nazionali o internazionali alle operazioni di cambio, all’apertura/chiusura di conti. E che esiste una caratteristica che si presume comune dei movimenti finanziari delle varie ‘cellule’ del terrorismo islamico: spesso si tratta di somme limitate.

Infine Swift, la rete con sede principale in Belgio grazie alla quale oltre 10800 istituzioni finanziarie e imprese di duecento paesi scambiano milioni di dati finanziari standardizzati. Dopo il 13 novembre, Michel Sapin ne ha fatto subito un elemento portante delle richieste francesi. Swift ha un server in Europa e un server negli Stati Uniti: succede che gli Stati Ue dipendono dalla discrezionalità americana per raccogliere enormi flussi di dati finanziari.

“Noi europei non siamo in grado di utilizzare gli stessi dati che abbiamo a disposizione, non possiamo andare avanti così, dato che non abbiamo gli strumenti per analizzare i dati disponibili in Europa, li trasferiamo agli americani”, ha indicato recentemente il ministro delle finanze francesi. Il punto debole, per Sapin, è che l’accesso delle autorità degli Stati membri ai dati sui trasferimenti finanziari che riguardano cittadini ed entità europee non è né rapido né automatico. Di qui la proposta di dotare la Ue di un sistema europeo di tracciabilità del finanziamento del terrorismo.