Non sono attese decisioni al minivertice ristretto di questa sera. Via via così si sono espressi quasi tutti i protagonisti: da Angela Merkel a Francois Hollande a Donald Tusk, presidente Ue e contemporaneamente presidente dell’Eurosummit, che raggruppa i massimi leader della zona euro (Tusk è polacco e la Polonia non ha neppure una data obiettivo per adottare l’euro). La cancelliera tedesca ha fatto capire che a questo punto è necessario smorzare i toni, a fronte del rischio serio che l’arroventarsi delle polemiche, dei botta e risposta tra esponenti dell’Eurogruppo e governo greco, mentre si stanno esaurendo i margini di manovra di Atene per ‘sopravvivere’ alle prossime scadenze finanziarie. Quanto ai messaggi politici, Alexis Tsipras difficilmente riuscirà a portare a casa un risultato: tutti sono concordi sul fatto che Atene deve assicurare impegni precisi sulle riforme e che il negoziato continua all’Eurogruppo.
Mentre il negoziato a livello tecnico non ha fatto molti passi avanti, si rafforza la preoccupazione che “la maionese impazzisca”, come indica un funzionario europeo informato sulle discussioni in corso. E’ lo scenario del cosiddetto “incidente” che nessuno vuole, che qualcuno di engtrambe le sponde alimenta consapevolmente o inconsapevolmente e che alla fine potrebbe materializzarsi. E’ questo rischio che ha spinto il presidente dell’Eurogruppo Jereon Dijselbloem ad avvertire che in caso di emergenza non c’è alcun automatismo che porta inevitabilmente all’uscita della Grecia dall’unione monetaria. Di qui l’evocazione del caso Cipro con la chiusura temporanea delle banche e il controllo del movimento dei capitali. Pur essendo un controsenso in una unione monetaria non sarebbe poi così devastante (comunque sarebbe meno devastante dell’opzione ‘Grexit’).
Al minivertice di questa sera oltre a Merkel, Holland e Tusk ci saranno Juncker per la Commissione, lo stesso Dijsselbloem, Draghi per la Bce e, naturalmente Tsipras. Non fa parte del gruppo, almeno fino a questo momento, Matteo Renzi, mentre il premier spagnolo Mariano Rajoy (anche lui non invitato) ha dichiarato a bocca stretta che tanto le cose vere sulla Grecia le decide l’Eurogruppo. Precisando: all’unanimità. La Spagna è con Portogallo e Irlanda il paese che più teme un’apertura a Tsipras per l’effetto che si ritiene avrebbe sul peso elettorale di Podemos all’interno. Inoltre i tre paesi salvati dalla Troika ritengono che la Grecia non possa godere di un trattamento speciale o più speciale di quanto abbiano potuto assicurarsi loro.
Hollande e Merkel hanno usato le stesse parole: non dobbiamo aspettarci “una svolta” stasera. La cancelliera tedesca ha usato toni cauti: “Non c’è ragione per abbattersi, la Ue ha bisogno di iniziative politiche audaci che rispettino la democrazia come i Trattati per sbarazzarsi della crisi e procedere verso la crescita”. E ancora: “Se l’euro cade l’Europa cade, gli occhi del mondo stanno guardando come gestiamo i problemi e le crisi dei singoli paesi dell’Eurozona, l’euro è più di una valuta”. Chiara l’indicazione a Tsipras: le decisioni vengono prese dai ministri delle finanze e “questa resta la strada” scelta. “La linea di fondo è che la Grecia deve semplicemente attuare le decisioni concordate per ottenere una estensione del programma di quattro mesi”, ha indicato il premier finlandese Alexander Stubb.
Tsipras è arrivato a Bruxelles sulla scorta di una serie di messaggi allarmati provenienti da Atene: il suo vicee Ioannis Dragasakis ha detto che la Grecia ha un “problema di liquidità”. Alcuni analisti quantificano il bisogno finanziario per galleggiare in 2-3 miliardi. Il governo deve far fronte a un pagalmento di 330 milioni al Fmi e a rinnovi di bond in scadenza per 1,6 miliardi prima della prossima settimana. La pressione sul tasto ‘le casse sono vuote’ non ha impressionato Merkel. C’è un problema di fiducia reciproca che andrebbe superato rapidamente. La situazione l’ha sintetizzata bene il presidente del parlamento europeo Martin Schulz che è tedesco e socialista: “C’è molta gente pronta ad aiutare la Grecia, ma anche la Grecia deve lasciarsi aiutare”. Quanto a Draghi, la Bce ha di nuovo aumentato il tetto dei prestiti di emergenza concessi attraverso l’assistenza di liquidità d’emergenza: 400 milioni in più portando i prestiti a 69,8 miliardi. Nel giro di una settimana il tetto è stato aumentato di 1 miliardo.