La Commissione europea potrebbe a un certo punto nel corso dell’anno abbandonare il progetto legislativo di riforma strutturale per impedire alle banche più grandi e più complesse di dedicarsi alla rischiosa attività di negoziazione per conto proprio. Ma una decisione non è stata presa e non dovrebbe essere presa prossimamente. Il dossier è tra quelli in bilico, date le forti divisioni politiche esistenti tra i governi. La circolazione di una lettera del commissario ai servizi finanziari, il britannico Jonathan Hill, ha creato non poca tensione. E’ noto che sulla riforma bancaria c’è la netta opposizione del settore rappresentato dalla Federazione bancaria europea e di alcuni paesi, soprattutto della Francia. La presidenza italiana ha mantenuto sulla questione posizioni prudenti. Considerato uno dei dossier più importanti della legislatura, costituisce un tema di grande divisione politica tra i governi e nel Parlamento. E’ possibile che la Commissione decida per il “wait and see” (aspettare e vedere come evolve la discussione).
Il presidente Jean Claude Juncker e il primo vicepresidente Frans Timmermans (olandese) stanno stringendo le fila per definire nel dettaglio il programma di lavoro della legislatura. La Commissione sta preparando un documento nel quale saranno elencati i dossier da abbandonare perché fermi da anni e viene considerato impossibile chiudere (anche indipendentemente dalla loro ‘anzianità’ e questo sarebbe il caso della riforma strutturale delle banche), i dossier da aprire e le parti di legislazione da sottoporre a revisione con l’obiettivo di semplificarla. Il responsabile dei servizi finanziari Hill, come gli altri suoi colleghi, ha inviato una lettera a Timmermans illustrando la situazione per ciò che concerne le sue competenze. Sulla riforma delle banche scrive: “Dobbiamo vedere quali progressi saranno realizzati, perchè ci sono degli Stati membri che si oppongono in vario modo”. Il ritiro “potrebbe essere una opzione l’anno prossimo se gli Stati non trovano una linea comune”. In ogni caso Hill scrive che sarebbe “prematuro” ritirare la proposta adesso. Di qui lo scenario più probabile: la Commissione aspetterebbe di capire come procede il confronto. Al Parlamento c’è stata proprio l’altro giorno una audizione con esperti, economisti e soggetti del mondo bancario (c’era anche Erkki Liikanen che firmò il rapporto da cui trae origine la proposta di riforma strutturale delle banche), che aveva messo in luce i contrasti sulla questione. La Francia non ne vuole sapere, la Germania è chiusa in strenua difesa della Deutsche Bank: i due paesi hanno già una legislazione in materia ma è meno forte di quella proposta dalla Commissione.
La proposta della Commissione prevede per le grandi banche il divieto di negoziazione per conto proprio al solo scopo di ottenere un utile per la banca, attività che comporta molti rischi, ma nessun beneficio tangibile per i clienti della banca o per l’economia in genere; il potere dell’autorità di vigilanza, e addirittura l’obbligo in determinate circostanze, d’imporre il trasferimento di altre attività di negoziazione ad alto rischio (attività di supporto agli scambi, operazioni complesse in derivati e cartolarizzazioni) a entità giuridiche di negoziazione distinte all’interno del gruppo. Obiettivo: scongiurare il rischio che la banca aggiri il divieto di svolgere determinate attività di negoziazione effettuando attività occulte di negoziazione per conto proprio che, per le proporzioni troppo grandi che assumono o l’elevato indebitamento che generano, possono mettere a repentaglio la banca nel suo complesso e il sistema finanziario in genere. La banca avrebbe la possibilità di non separare le attività se sarà in grado di dimostrare all’autorità di vigilanza che i rischi generati sono attenuati tramite altri mezzi.
Il ritiro prematuro di una proposta così importante in nome della necessità di concentrare l’attività degli ‘affari europei’ su poche priorità condivise aprirebbe un problema politico: potrebbe alimentare l’idea che Juncker intende procedere solo là dove è sicuro di ottenere un consenso di Stati membri e Parlamento indebolendo, secondo questa visione, il ruolo della Commissione che è la sola depositaria del diritto di iniziativa legislativa e opera per definizione nell’”interesse europeo”. Questa dell’interebbe europeo, “comunitario” è materia altamente controversa. La cancelleria tedesca per esempio varie volte ha criticato l’idea che ci sarebbe una istituzione europea depositaria unica dell’interesse europeo. Procedere solo là dove si è abbastanza sicuri che il terreno non è minato è stato il modello perlopiù seguito dalla Commissione Barroso.