C’è grande soddisfazione tra i ministri finanziari europei e alla Commissione: dopo anni e anni di lavoro, soprattutto dopo la spinta americana e l’aggravarsi della crisi finanziaria degli Stati nel periodo nero della grande crisi, si sta ormai imponendo lo scambio automatico generalizzato di informazioni fiscali su larga scala come standard globale vincolante tra le amministrazioni. Che trascina con sé la fine del segreto bancario, almeno così come è stato praticato finora. L’accordo raggiunto dall’Ecofin per estendere ulteriormente le informazioni fiscali che gli Stati dovranno obbligatoriamente condividere “è una pietra miliare nella lotta contro l’evasione fiscale” è stato il commento di Pier Carlo Padoan. L’Unione europea si adatta alla nuova situazione dopo solo una ventina di giorni dalla decisione del G20 di procedere su questa strada: l’accordo è a 28, ma l’Austria avrà un po’ di tempo in più per adattarsi: i 27 dal 2017, l’Austria dal 2018.
Lo scambio automatico delle informazioni fiscali si estenderà dagli interessi sui risparmi (già acquisito nella Ue) ai redditi da lavoro, alle rendite immobiliari, a quelle derivanti dalle assicurazioni vita, pensioni e ora si applicherà anche ai dividendi, ai guadagni di capitale, agli interessi sui conti bancari. “Con una intelaiatura di questo genere sarà veramente difficile evadere il fisco”, ha indicato la Commissione europea, la prima a felicitarsi del fatto che la decisione di oggi mette di fatto la parola fine al segreto bancario nella Ue. I cinque paesi terzi seguiranno: la Ue intende chiudere i negoziati con Svizzera, Liechtestein, Monaco, Andorra e San Marino entro fine anno. Forse è un po’ ottimista, conoscendo le resistenze dei ‘magnifici 5’ a procedere speditamente, ma è un fatto che ormai si sono chiusi molti spazi di manovra per i temporeggiamenti stretti come sono gli Stati tra le incursioni giudiziarie americane e il rischio reputazionale nel caso di non rispetto della trasparenza.