Nel 1979 partecipò alle elezioni europee il 61,99% della popolazione elettorale dei 9 paesi membri. Da allora la partecipazione al voto è sempre calata man mano che la Comunità europea e poi dal 1993 l'Unione europea si sono 'allargate' (accogliendo nuovi membri): 1984 58,98%, 1989 8,41%, 1994 56,67%, 1999 49,51%, 2004 45,47%, 2009 43%. L'attesa generale è che questa linea di tendenza sarà confermata anche nel voto di fine settimana. In un rapporto pubblicato da Epin, che rappresenta una quarantina di istituti di ricerca politica europei tra i quali I'Istituto affari internazionali, viene indicato che tale aspettativa potrebbe essere smentita. Potrebbe addirittura verificarsi "un leggero aumento" della partecipazione al voto grazie a cinque fattori: la radicalizzazione della campagna elettorale in alcuni pesi a causa del contesto politico nazionale (Bulgaria, Grecia, Italia e Francia); l'aspettativa di un successo delle liste euroscettiche di destra potrebbe spingere i "pro-euro" a entrare direttamente in gioco; nelle elezioni europee può essere più favorevole l'opportunità per i piccoli partiti di migliorare i loro risultati rispetto alle elezioni nazionali a causa dell'assenza di una soglia minima di voti per essere eletti (Bulgaria, Olanda, Germania, Spagna); la concomitanza con elezioni locali o regionali (Regno Unito, Germania, Italia e Grecia); la maggiore copertura mediatica rispetto alle passate tornate elettorali (che ha a che fare con la maggiore radicalizzazione politica della campagna elettorale in conseguenza della crisi economica e finanziaria).
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