Ucraina: mercati non credono alla “escalation”, la Ue la teme

  I mercati finanziari non credono per ora a una "escalation" della crisi ucraina e premiano il fatto che le sanzioni euro-americane sono limitate (quelle americane sono piu' dure di quelle europee). Non e' detto, pero', che credano a una "de-escalation" russa. Puo' essere sintetizzata cosi' una giornata di tensione per gli effetti del referendum in Crimea in cui Stati Uniti ed Europa hanno compiuto un primo passo contro Mosca decidendo di far scattare le sanzioni minacciandone nello stesso tempo altre. Dopo le restrizioni dei visti e il blocco del patrimonio a diversi "responsabili" russi e ucraini, sara' la volta di un allungamento della lista dei sanzionati, e poi, se Putin non si ferma, se non si aprira' un dialogo tra Mosca e Kiev, se i militari russi non si ritireranno nelle posizioni pre-crisi, si passera' alle restrizioni all'accesso al sistema finanziario europeo e americano, a sanzioni economiche piu' dure. A quel punto l'incertezza nelle relazioni tra Ue e Usa con la Russia pesera' su mercati finanziari ed economia.



Le risposte americana ed europea erano attese anche nella modalita'. La loro gradualita' serve a dare il tempo a Mosca per riflettere sulle prossimo mosse in Crimea e per non sprecare subito tutte le armi accelerando le tappe di una crisi che adesso puo' apparire componibile, ma lo sara' sempre meno man mano che trascorrera' il tempo senza che Mosca dia segnali di "de-escalation" imboccando la via del negoziato con l'Ucraina. Dopo aver spiegato che le sanzioni servono a dare un messaggio a Mosca per rafforzare la via diplomatica, il ministro degli esteri britannico William Hague ha ammesso che "nessuno fa finta di pensare che le sanzioni cambieranno i ragionamenti di Putin". Se questa e' la convinzione di fondo
la tensione montera' piuttosto rapidamente.Le mosse di Usa e Ue vanno nella stessa direzione. La riunione dei capi di Stato e di Governo della Ue prevista giovedi' e venerdi' sara' fagocitata dal caso ucraino e tra le altre cose i Ventotto dovranno decidere se partecipare al vertice bilaterale con la Russia a Sochi. E' probabile che in mancanza di novita' da parte di Mosca, il vertice salti, primo assaggio di quello che potrebbe succedere al livello del G8, la cui preparazione e' stata sospesa. Nel G7 comincia a farsi sentire la pressione per cominciare a tornare al vecchio formato (cioe' senza la Russia). Lo stesso problema che ha la Ue sul mantenimento dei canali politico-diplomatici con Mosca aperti esiste a livello globale al G8 e si porra' anche al G20.

 Dietro le quinte dei 'palazzi' europei a Bruxelles, la preoccupazione e' massima. A quanto si capisce l'idea e' allungare il piu' possibile la fase delle sanzioni intermedie (la cosiddetta fase 2) per evitare di passare alla fase 3 nella quale sarebbero direttamente in gioco interessi finanziari ed energetici sia dei grandi paesi europei (Italia compresa) sia della Russia. C'e' molta attesa per il discorso di Putin domani alla Duma: si capira' se la Russia vuole bruciare le tappe o avviare una lunga fase di traccheggiamento nella quale si consoliderebbe il fatto compiuto (l'annessione di fatto della Crimea) e l'Unione europea rischia di trovarsi con le spalle al muro.