E’ di fatto saltata la possibilità per l’Italia di godere del beneficio di un deficit/pil più alto quest’anno rispetto all’obiettivo del 2,5%, pur sempre restando sotto il 3%. Per poter riconoscere la cosiddetta “clausola degli investimenti”, che vale 0,3-0,4% del deficit/pil per il 2014 relativamente alla spesa per investimenti co-finanziati, il governo avrebbe dovuto inviare alla Commissione europea i dettagli della “spending review”. La scadenza gia’ prevista da tempo e’ meta’ febbraio, hanno indicato fonti europee ricordando che per poter tenere conto di nuovi elementi nelle nuove stime macro-economiche che saranno pubblicate il 25 e’ necessario inviare i dati un paio di settimane prima. Oggi il portavoce del commissario Olli Rehn ha confermato che i nuovi elementi sui tagli di spesa non sono ancora arrivati. La Commissione, dunque, non si aspetta che possano arrivare nei prossimi giorni a crisi di governo aperta.
La Commissione europea non aveva chiuso la porta al riconoscimento della “clausola degli investimenti” e per settimane ha ripetuto in varie occasioni, attraverso gli incontri diretti di Jose’ Barroso con Enrico Letta e Olli Rehn con Fabrizio Saccomanni, che per poter dare un po’ di flessibilita’ sul percorso di consolidamento del bilancio verso il pareggio sarebbe stato necessario uno sforzo in termini di riduzione di spesa quest’anno (grossomodo pari al valore della “clausola” stessa). Il processo di “spending review” e’ stato appena impostato e non si e’ tradotto ancora in decisioni operative. Per la Commissione europea, questa la visione di Olli Rehn, non può tenerne conto. In ogni caso i vertici comunitari hanno sempre avuto piu’ di un dubbio sulla possibilita’ di “aprire” alla flessibilita’ sugli investimenti ritenendo allora come oggi che non ci siano i margini di manovra sul bilancio in modo che il rapporto deficit/pil resti saldamente sotto il 3%.
Proprio oggi fonti dell’Eurogruppo hanno dato lo stesso messaggio: l’Italia ha un margine di azione sul bilancio sostanzialmente “insignificante”. L’attesa e’ che il 25 febbraio, Olli Rehn annunci (o confermi) che la possibilita’ di uso della “clausola” non sara’ possibile.
Mentre secondo la visione del governo Letta sarebbe possibile riaprire eventualmente tale pratica nel corso dell’anno sulla base di nuovi elementi sulle decisioni per attuare la “spending review”, nella visione della Commissione europea e’ da tempo chiaro che la partita si sarebbe chiusa a febbraio dato che secondo gli accordi europei si decide a fine anno per l’anno seguente. All’Italia erano stati dati due mesi in più per tenere conto, appunto, delle novita’ sui tagli di spesa annunciate.
Della situazione dei conti pubblici anche italiani si occuperanno i ministri finanziari europei nella riunione di martedi’. Non sono da attendersi grandi disquisizioni dal momento che l’Ecofin procedera’ automaticamente prendendo nota del rapporto della Commissione europea sugli squilibri economici nei paesi membri, pubblicato a novembre. Nelle conclusioni finali preparate dai diplomatici e che passeranno cosi’ come sono all’Ecofin, si afferma che i ministri riconoscono “la necessita’ di analisi ulteriori degli sviluppi negli Stati membri coperti dal rapporto per valutare la persistenza degli squilibri, i loro rischi e i progressi nel loro superamento tenendo conto dell’attuazione delle misure rilevanti incluse quelle raccomandate”.
L’Italia fa parte di un gruppo di 16 Stati per i quali la Commissione fara’ tale “analisi approfondita” dati il rischio di “non rispettare l’obiettivo di riduzione del debito nel 2014” (queste le indicazioni di novembre). Bruxelles aveva concluso che l’Italia “non poteva beneficiare della clausola degli investimenti nel 2014 perche’, sulla base delle previsioni Ue di autunno, non raggiungerebbe il requisito di aggiustamento strutturale minimo del bilancio necessario per portare il debito/pil in un percorso di riduzione sufficiente”.