Per quanto le tensioni si siano un po’ allentate in chiusura di settimana, la crisi politica portoghese, riflesso di quella ‘fatica da aggiustamento economico’ che serpeggia e si rafforza in molti paesi europei, e lo scontro fra la Troika e il governo greco sulla mobilità dei dipendenti pubblici hanno fatto risvegliare in un colpo molti dei fantasmi del 2011. Tra questi fantasmi non c’e’ pero’ il rischio di rottura dell’Eurozona e questo è una grande, sostanziale differenza rispetto a quei tempi. Inoltre non c’e’ un caso Italia, di cui unanimemente si riconosce il successo nel consolidamento del bilancio come dimostrato dalla chiusura della procedura per deficit eccessivo, e non c’e’ un caso Spagna. Detto questo, si sta profilando il rischio che la fase dell’uscita dal sostegno finanziario per Irlanda e Portogallo risulti piu’ complicata e forse piu’ lunga del previsto.
Nel caso portoghese, stando alle voci di corridoio nei tanti corridoi della politica europea, si comincia a pensare che ci sia bisogno di un nuovo intervento. Gia’ prima delle dimissioni del ministro delle finanze Vitor Gaspar, il Fondo monetario internazionale aveva messo le mani avanti indicando che la posizione del debito pubblico al 124% nel 2014 è “molto fragile”. Fonti autorevoli dell’Eurogruppo hanno indicato negli ultimi giorni che “se il governo portoghese resta in carica la verifica della Troika sull’attuazione dei programmi puo’ proseguire, altrimenti sara’ difficile…”. In ogni caso anche se il Portogallo dovesse andare al voto, la valutazione dell’Eurogruppo e’ che le condizioni di liquidita’ e di finanziamento assicurano “una buona posizione nel 2013”. C’e’, dunque, un po’ di tempo prima di dare l’allarme. A Lisbona c’e’ chi si dichiara convinto che sara’ impossibile tornare integralmente al mercato del debito sovrano dopo la meta’ del 2014, a Bruxelles il dubbio resta senza risposta. Minimo non bastera’ aver allungato di 7 anni la scadenza del ripagamento dei prestiti. Di certo ci si aspetta un forte incremento dei prestiti allo sportello Bce per i prossimi mesi.
Anche l’Irlanda ha ottenuto l’allungamento dei tempi del ripagamento dei prestiti (7 anni). I problemi politici in Portogallo erano appena emersi, che il ministro delle finanze Michael Noonan, da poco smessi gli abiti del presidente di turno Ecofin, ha segnalato che il paese potrebbe aver bisogno di ulteriore sostegno quando il programma di salvataggio scadra’ a fine anno. “Siamo sensibili agli choc provenienti dall’Eurozona (chiaro riferimento al Portogallo – ndr) e dobbiamo assicurare la giusta protezione per fronteggiarli”.
Una discussione e’ gia’ stata avviata da settimane con la Troika e tra gli elementi considerati fondamentali da Dublino c’e’ il ricorso all’Esm, il Fondo salva-stati che da meta’ 2014 potra’ ricapitalizzare direttamente le banche a certe condizioni, per coprire una parte dei costi della ricapitalizzazione di Bank of Ireland e Allied Irish Bank. L’Irlanda ci riprova, ma come e’ noto la questione della retroattivita’ dell’intervento Esm e’ assai controversa anche se, a fine 2013-2014 le elezioni tedesche saranno gia’ alle spalle. E’ probabile che a meno di nuove tensioni, la posizioni tedesca non cambiera’.
Infine la Grecia. Ad Atene sono in corso negoziati molto ‘tirati’ per trovare un accordo sulla riduzione dei dipendenti pubblici e la mobilita’ di 12500 dipendenti da trasferire in una specie di ‘riserva’. Lunedi’ l’Eurogruppo deve prendere una decisione sull’esborso della ‘tranche’ trimestrale di 8,1 miliardi. Senza un accordo, hanno indicato fonti Eurogruppo, “non vediamo esborsi nei prossimi tre mesi”. Anche sulla Grecia a Bruxelles si getta acqua sul fuoco dei dubbi: le stesse fonti spiegano che “la Grecia non ha smesso di aver accesso al finanziamento di mercato del debito sovrano a breve”, che un mancato esborso adesso porrebbe il paese in una situazione non semplice, ma non sarebbe certo “un disastro” (come nel 2011). L’aspettativa e’ che entro domenica ci sia un accordo politico generale Grecia-Troika che lascia indefiniti dei dettagli sulla questione della mobilita’ dei dipendenti pubblici. Cio’ permetterebbe di sbloccare solo una parte dell’esborso legando gli esborsi successivi alla materializzazione degli impegni (si parla di tre ‘subtranche’). D’altra parte, gli esborsi sono sempre stati effettuati cosi’, a singhiozzo.
La novita’ di questa fase e’ che ogni intoppo nella realizzazione dei programmi di salvataggio viene considerato dal Fondo monetario la conferma della necessita’ di aggredire il debito pubblico in modo radicale attraverso una ristrutturazione il cui peso sia scaricato sui creditori ufficiali. L’analisi critica del pacchetto Grecia del 2010, con le accuse ex post all’Europa per non aver voluto ristrutturare il debito ellenico, rifletteva proprio l’opinione largamente condivisa tra i grandi azionisti Fmi (Usa, paesi emergenti) per cui l’Europa deve farsi carico pienamente di tale onere.