La Commissione europea conferma l'inevitabilità del rigore nelle politiche di bilancio e nello stesso tempo prepara delle 'linee guida' per trattare gli investimenti pubblici in progetti (meglio se co-finanziati con la Ue) in modo che possano permettere una "deviazione temporanea" dall'obiettivo di medio termine, cioè un bilancio pubblico prossimo al pareggio. E' la strategia dei piccoli passi per temperare il consolidamento finanziario. Nell'incontro all'Europarlamento con i rappresentanti di tutti i parlamenti nazionali, però, molti hanno chiesto una sterzata piu' decisa delle politiche europee a favore della crescita economica. Il commissario Olli Rehn non ha parlato pubblicamente della preparazione delle linee guida sulla contabilizzazione di certi investimenti pubblici ai fini della supervisione europea sui bilanci, limitandosi a ribadire il principio secondo cui è importante mantenere gli sforzi di consolidamento perché una ripresa sostenibile richiede finanze pubbliche sostenibili. Bruxelles continua a posizionarsi sulla linea della massima prudenza: il ritmo dell’aggiustamento dei bilanci “è differenziato paese per paese – ha detto Rehn -, e ciò è accaduto l’anno scorso per Spagna, Grecia e Portogallo”. Dunque, non c’è una indicazione generale per tutti i paesi. Tale linea è stata confermata recentemente dal neopresidente Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e non ci sono indicazioni che ci saranno a breve dei cambiamenti.
Rehn ha di nuovo confermato la posizione sulla discussione aperta dal Fondo monetario internazionale sul ‘fiscal multiplier’, cioè sull’effetto moltiplicatore dei tagli al bilancio sulla crescita, che a Washington si ritiene sia stato sottovalutato. Non è poi così certo se “ci sarebbe stata crescita con politiche di bilancio” meno rigorose, ha detto Rehn rivendicando l’importanza dell’effetto fiducia. E’ a questo punto che ha fatto riferimento alla crisi finanziaria e poi politica dell’Italia fra l’estate e la fine del 2011. La Commissione è chiara su un punto: le modalità per facilitare certi investimenti pubblici non sono da confondersi con la classica ‘golden rule’ in base alla quale la spesa viene esclusa in modo “permanente” dal calcolo deficit/pil ai fini della vigilanza europea.
Sul tavolo c’è l’ipotesi di una deviazione temporanea dall’obiettivo di pareggio o approssimazione al pareggio (deficit pari allo 0,5% del pil) o dal percorso per arrivarci. Una fonte comunitaria spiega che riguarderebbe “solo quei paesi che hanno un deficit/pil nominale sotto il 3%”. Bruxelles deve fornire indicazioni (in termini di requisiti) perché sia chiaro quali programmi di investimento pubblico “non ricorrente”, che abbiano un impatto positivo sulla sostenibilità delle finanze pubbliche, possano implicare un aggiustamento di bilancio più leggero. Già con le regole attuali, nella valutazione sull’attuazione degli impegni di bilancio la Ue prende in considerazione una serie di “fattori rilevanti” tra i quali gli investimenti pubblici.