LETTERA DA BRUXELLES Obiettivo resistere sette settimane

Resistere sette settimane. Fino a quando la Corte costituzionale tedesca emetterà il verdetto sulla “legalità” (per la Germania) del fondo anti-crisi Esm (European stability mechanism), che sostituirà l’attuale Efsf (European financial stability facility). L’esito dei ricorsi resta avvolto nell’incertezza e in questa fase più c’è incertezza e più si rischia di non arrivare al 12 settembre nelle condizioni in cui l’Eurozona si trova adesso. Cioè con 17 Stati membri di cui 3 salvati e commissariati (Grecia, Irlanda e Portogallo), uno da salvare come i precedenti (Cipro), uno da salvare per ora a metà (la Spagna per il sostegno alle ricapitalizzazioni bancarie), due da sostenere sul mercato dei bond se la spirale degli spread non venisse interrotta (Spagna e Italia). Le condizioni potrebbero essere peggiori. Ecco perché il presidente della Bce Mario Draghi ha deciso di dare il segnale ai mercati di mobilitazione straordinaria, pronto a tutto pur di mantenere integro il quadro attuale dell’unione monetaria.

  Occorre fare attenzione al calendario delle prossime settimane perché tra le condizioni poste da Draghi per permettere alla Bce di agire (sormontando le rigidità della Bundesbank) c’è n’è una molto precisa: l’autorità monetaria non può sostituirsi all’autorità politica e quindi i governi devono agire rapidamente per mettere in pratica i buoni principi sanciti a fine giugno. E cioè sorveglianza bancaria accentrata alla Bce con sistemi comuni di garanzia dei depositi e di ‘risoluzione’ (gestione ordinata dei fallimenti con il carico del conto ad azionisti e detentori di titoli), elementi solidi di ‘unione di bilancio’ (‘fiscal union’). Intanto c’è la Grecia, con il difficile negoziato in corso sull’attuazione del programma economico che durerà per tutto agosto: un rinvio delle scadenze per nuovi tagli di spesa e le riforme implicherebbe in prospettiva un aumento dei prestiti. In questo quadro corrono ipotesi su un nuovo intervento sul debito ellenico, questa volta a carico di Bce e banche centrali nazionali che potrebbero assumere una perdita di valore dei bond detenuti (30%). Dopo il ‘PSI’, ‘private sector involvement’, coinvolgimento del settore privato, sarebbe l’ora dell’’OSI’, ‘official sector involvement’, coinvolgimento del settore ufficiale, cioè pubblico. Ne ha parlato l’agenzia Reuters citando anonimi funzionari Eurozona.
  Poi ci sono Spagna e Italia per un eventuale intervento sugli spread dei titoli sovrani. Forse durante l’estate. Poi arriverà settembre. Più o meno nei giorni attorno al 12, potrebbe essere addirittura l’11 a Strasburgo, la Commissione europea presenterà la proposta sulla sorveglianza bancaria unificata nell’Eurozona. Se il Regno Unito e qualche paese dell’Est non faranno sbarramento, l’accordo sulla vigilanza bancaria può essere raggiunto in 4-6 mesi. Ma le difficoltà tecniche e soprattutto politiche sono enormi, tanto che dalla Bce ci sono segnali del tipo: meglio procedere lentamente piuttosto che fare le cose in fretta e male perché la banca centrale europea rischia di rimetterci la reputazione. Esm e questione banche sono strettamente legati: l’Esm non può ricapitalizzare direttamente le banche se non c’è la vigilanza unica. Infine, più o meno attorno alla metà di settembre si conosceranno le cifre delle ricapitalizzazioni delle banche spagnole. L’ipotesi massima emersa finora è di 62 miliardi ai quali dovrà essere aggiunto un ‘cuscinetto’ finanziario di sicurezza. Il prestito Eurozona arriva fino a 100 miliardi potenziali: se non saranno usati tutti per le banche possono essere usati per sostenere le obbligazioni sia al momento delle emissioni che sul mercato secondario.
  Come si vede il calendario è tracciato, è piuttosto preciso, ma ci sono dei vuoti preoccupanti. Ci sono molti strumenti anti-crisi, ma non tutti possono essere usati perché non compiuti, frenati, osteggiati (basti pensare a Olanda e Finlandia sull’uso anti-spread dell’Efsf) o addirittura non richiesti per evitare di consegnare all’Eurogruppo e alla Bce le chiavi delle prerogative nazionali in materia di politica di bilancio ed economica (è il problema spagnolo di queste settimane).
  Ancora non è chiaro che cosa farà e quando agirà la Bce. Sul fine settimana circola una ipotesi rilanciata da Le Monde e molto discussa tra gli analisi di mercato: la Bce starebbe preparando un’azione in combinata con i governi per frenare i tassi sui titoli spagnoli e italiani. Partirebbe prima l’Efsf con gli acquisti sul mercato primario di titoli spagnoli e italiani. Poi scatterebbe la Bce con acquisti sul mercato secondario. Quando il colpo di doppietta? Non si sa, può avvenire rapidamente come in settembre. Dipende da quanto reggerà l’effetto fiducia sull’annuncio interventista di Draghi. Un problema è aperto: nessuno dei due paesi ha chiesto finora l’intervento Efsf e perché l’Efsf agisca occorre una richiesta esplicita all’Eurogruppo. Terza fase: attribuire all’Esm una licenza bancaria affinché possa approvvigionarsi di liquidità allo sportello Bce. La Bundesbank ha bocciato tale ipotesi senza mezzi termini (così vengono finanziati gli Stati) e al momento non sembra esserci una sufficiente ‘maturazione politica’ per una soluzione del genere. Anche se risolverebbe alla radice l’incertezza sui mezzi a disposizione del ‘prestatore di ultima istanza’ dell’unione monetaria.