LETTERA DA BRUXELLES Eurogruppo bloccato dal voto francese

L’Eurogruppo cerca di mettere ordine nell’agenda politica: tra le accuse di Nicolas Sarkozy allo sfidante Hollande di giocare allo sfascio dell’Eurozona, i timori espressi in Francia come in Italia per la tenuta della Spagna subito maldestramente negati, l’estrema volatilità dei mercati obbligazionari e la prospettiva che la Bce sia costretta a riprendere le iniezioni di liquidità, rendono improrogabile un chiarimento politico tra i ministri. Prima tale chiarimento avviene meglio è per tutti. Il fatto che l’incertezza sia acuita da forti preoccupazioni sull’andamento della crescita aggiunge solo benzina al fuoco. Così è nell’aria una nuova riunione dell’Eurogruppo non prevista. Potrebbe trattarsi di una conferenza telefonica, ma non è poi così certo che ci sarà.



 L’ultima volta i ministri si sono visti a fine marzo a Copenhagen, il prossimo appuntamento è previsto a metà maggio. Troppo tempo e in tempi di bulimia da vertici si pensa che non si possa stare troppo a lungo in silenzio. Specie se fioccano dichiarazioni e messaggi contrastanti dalle capitali. La cosa certa è che i mercati in qualche modo andrebbero placati o, almeno, andrebbe dato il segnale che la strategia faticosamente e tortuosamente costruita negli ultimi mesi, con il nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia e il riscadenzamento del debito ellenico, il rafforzamento pur limitato del Fondo anti-crisi, è confermata, che gli strumenti di difesa finanziaria di Stati e banche possono essere usati, che i governi saranno in grado di coniugare restrizione di bilancio e misure per uscire dalla recessione. L’anello più debole di tale strategia è l’ultimo e proprio tale debolezza, che mette in discussione il consolidamento di bilancio nei modi e nei tempi previsti in molti paesi, rende il quadro sempre più incerto.
  Negli ultimi giorni la Commissione ha tamponato come poteva, in pieno clima festivo. L’agenda dell’Eurogruppo resta comunque cementata: poco o nulla che abbia un valore oltre il brevissimo termine può essere detto o fatto prima del 6 maggio, quando ci sarà il secondo turno delle presidenziali francesi. Ciò vale per la strategia di crescita che richiede uno slancio politico che finora non c’è stato (la vittoria di Hollande su Sarkozy aumenterebbe le probabilità di un confronto serrato sul finanziamento dei progetti di crescita a livello europeo) come per la tabella di marcia del consolidamento dei bilanci (Hollande annuncia che se eletto presidente il bilancio sarà in equilibrio nel 2017 e non nel 2016, il che potrebbe cambiare la prospettiva anche per altri paesi dell’Eurozona).
  Inoltre, al risultato delle presidenziali francesi sono legate anche importanti nomine: presidente Eurogruppo, presidente Banca europea per ricostruzione e sviluppo (Bers) per la quale ci sono addirittura cinque candidati tra cui per la prima volta un britannico, responsabile del Fondo permanente anti-crisi (Esm). Anche la nomina del membro nel ‘board’ Bce è bloccata. Secondo alcune fonti sarebbe proprio la richiesta francese di rinviare la decisione sulla sostituzione di José Gonzalez Paramo (il migliore piazzato resta sempre il lussemburghese Yves Mersch) in attesa del 6 maggio a complicare la convocazione dell’Eurogruppo per teleconferenza.