Che brutta situazione quella in cui trovano i governi dell’Eurozona: rispetto al G20, il gruppo dei paesi che ambisce a ‘governare’ l’economia globale, si trovano quasi nella stessa posizione in cui si trova la Grecia rispetto a loro. Così come Atene deve dimostrare di saper attuare gli impegni annunciati prima di ottenere un nuovo prestito, i governi devono dimostrare al G20 che rafforzeranno il Fondo anti-crisi e solo dopo che le decisioni saranno prese (e non semplicemente annunciate per l’ennesima volta) metteranno mano al portafoglio. Nelle riunioni del G20 a Città del Messico, Usa, Cina, Giappone, Brasile, Canada hanno fatto fronte comune chiedendo agli europei di agire con misure concrete prima di aumentare le risorse del Fondo monetario internazionale per fronteggiare le crisi finanziarie. ‘Aiutatevi che noi vi aiuteremo’ è stato il motivo dominante dei negoziati. Non ci fa una gran figura l’Eurozona, che peraltro non prenderà nessuna decisione neppure questo fine settimana. Colpa della solita cancelliera tedesca Angela Merkel, che mentre tutti gli altri paesi vorrebbero premere l’acceleratore, frena e frena ancora. Si decide a marzo, ha confermato il presidente della Commissione Barroso. E marzo, come si sa, ha 31 giorni. Che il Fondo salva-stati debba essere rafforzato è inevitabile: sul tavolo c’è l’ipotesi di trasferire al Fondo permanente (dotazione di capitale effettivo dell’European stability mechanism 500 miliardi di euro) le garanzie rimanenti del Fondo transitorio (European financial stability facility), circa 250 miliardi di euro. Ma c’è tempo, dice Berlino, tanto più che il G20 si è dato appuntamento ad aprile per verificare ciò che l’Eurozona ha fatto.
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