LETTERA DA BRUXELLES Occupazione: per vedere come va occhio alle assunzioni online

Assunzioni online, domande presso la agenzie per il lavoro temporaneo, le ristrutturazioni delle imprese: sempre più questi tre ‘indici’ si stanno imponendo per aggiornare le valutazioni sull’andamento del mercato del lavoro. Non che le classiche rilevazioni sulle forze di lavoro effettuate dagli istituti di statistica abbiano perso quota. Per quanto talvolta contestate per la loro credibilità (si tratta pur sempre di  rilevazioni su campione sia pure continua), restano la fonte di base per l’analisi della situazione dell’occupazione e uno strumento fondamentale per le decisioni pubbliche. Così come svolge un ruolo fondamentale il sondaggio sulle aspettative del business e dei consumatori. Le trasformazioni strutturali del mercato del lavoro, fondamentalmente l’estensione dei contratti a tempo parziale, con l’aggiunta dell’informatizzazione delle agenzie del lavoro private che hanno prese ormai piede da un paio di decenni anche in Europa, hanno indotto però gli economisti a riferirsi a nuovi strumenti di rilevazione e analisi. Un ultimo esempio è la serie di bollettini mensili che la Commissione europea pubblica regolarmente. Un peso sempre più importante viene dato ad alcuni nuovi indicatori. Il primo è il Monster Employment Index: messo in piedi da una società americana specializzata in attività per il business quotata a New York, censisce mensilmente le opportunità di lavoro online in 24 paesi europei (Italia compresa).



 Dal bollettino di gennaio risulta per esempio che in dicembre la domanda online di lavoro in Europa è aumentata del 22% rispetto a un anno prima con un boom nei settori dell’educazione, della formazione e delle biblioteche. Languono invece i settori bancario, assicurativo, attività legali. In crescita i settori trasporti, logistica, manifatturiero, riparazione e manutenzione. Un altro indicatore per l’analisi del mercato del lavoro è fornito da Eurociett, la federazione europea delle agenzie private per l’occupazione (di cui fanno parte colossi come Manpower e Adesso, per l’Italia c’è Assolavoro). I dati di novembre-dicembre 2010 continuano a mostrare un miglioramento dell’attività delle agenzie del lavoro temporaneo. Il numero di ore di lavoro fatturate ha cominciato a superare i livelli osservati l’anno prima in tutti i paesi: si va da un aumento del 12% in Olanda al 20% in Francia, al 19,5% in Belgio, al 27,1% in Italia, al 33,7% in Germania, al 47,4% in Polonia.
  Terzo riferimento l’European Restructuring Monitor, che dal 2002 misura l’effetto delle ristrutturazioni aziendali sull’occupazione nei 27 stati membri più la Norvegia che riguardino almeno cento addetti che corrispondano almeno al 10% del totale, aziende con più di 250 dipendenti. Le fonti non sono ortodosse, anzi dal punto di vista statistico non hanno valore dato che si tratta di casi di ristrutturazione rilevati dalla stampa quotidiana (sia scritta che online). Ciononostante fornisce un quadro sempre aggiornato della tendenza delle perdite di posti di lavoro e/o dei nuovi posti. Per dicembre Erm registra 17734 perdite di posti di lavoro annunciate a fronte di 14601 nuovi posti di lavoro annunciati in 83 casi aziendali. Ciò che è più importante per capire la fase della vita delle aziende è il dato sull’attività di ristrutturazione aziendale: 18mila posti di lavoro persi pari alla metà di novembre prevalentemente nel settore manifatturiero (specie nell’auto) e nella pubblica amministrazione.
  Il quadro che emerge è questo: i posti di lavoro ‘liberi’ (da occupare), la domanda di lavoro online e i movimenti attraverso le agenzie per il lavoro temporaneo “eccedono i livelli osservati un anno fa”, dice la Commissione europea.  Dunque, la conferma che il mercato del lavoro si sta stabilizzando arriva anche da questi indicatori. Ciò non vuol dire che cambia la valutazione di Bruxelles sulle prospettive: tuttora stiamo vivendo una “jobless recovery” con un alto tasso di disoccupazione a livello aggregato. L’occupazione nella Ue è inferiore al livello di un anno fa, 5,7 milioni di occupati meno rispetto al picco del 2008 (prima della parabola discendente a causa della crisi). I disoccupati sono 23,2 milioni, +2,7% rispetto a un anno prima e +46% rispetto a marzo 2008.