Gran successo dei vertici bilaterali e trilaterali del premier Mario Monti. Lo ha confermato l’incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel a Berlino. Il 18 sarà la volta di Londra (incontro con David Cameron), due giorni dopo il terzetto del momento (Monti-Merkel-Sarkozy) si ritroverà a Roma. Bene, l’Italia resta al centro del negoziato politico per salvare l’Eurozona, si distacca sempre più dalla condizione di minorità politica in cui è stata fin troppo a lungo in Europa. Di nuovo Monti ha ribadito una esigenza legittima: dato che l’Italia sta facendo la sua parte con duri sacrifici imposti alla popolazione, è sacrosanto che anche l’Europa dia una mano nel senso che si crei il contesto politico, economico e finanziario affinché anche il necessario sforzo italiano produca dei risultati. In sostanza, fino a quanto ci saranno dei dubbi sull’adeguatezza degli strumenti di difesa dell’Eurozona (dal Fondo salva-stati ai programmi per ristrutturare il debito greco, agli interventi della Bce e del Fondo monetario) avrà un bel fare e un bel dire l’Italia ma i tassi di interesse di mercato non scenderanno. E così se l’Eurozona non riesce a fermare la recessione in arrivo, che rischia di disfare ciò che male e in ritardo hanno fatto i governi per fronteggiare la crisi del debito sovrano. Non si tratta di un compenso europeo per la svolta italiana, è la sola condizione perché questa sia davvero utile al paese e all’Eurozona. Il fatto interessante è che, al contrario di molti cantori delle ricette anti-crisi convenzionali, Monti non ritiene che la disciplina di bilancio porti automaticamente risultati in termini di fiducia degli investitori e di ripresa dell’economia. In questa fase ci vuole dell’altro.