Nella Ue 115 milioni di persone, apri al 23,4% della popolazione, nel 2010 erano a rischio povertà o di esclusione sociale. Nel 2009 costituivano il 23,1% della popolazione. In Italia c'erano quasi 15 milioni di persone nella stessa situazione (14,742 mln), pari al 24,5% della popolazione, in leggero calo rispetto al 2009 quando le persone a rischio povertà o di esclusione sociale costituivano il 24,7% della popolazione. Sono questi i dati pubblicati da Eurostat. Il maggior numero di persone a rischio si trova in Bulgaria, Romania, Lettonia, Lituania e Ungheria; il minor numero in Repubblica Ceca, Svezia e Olanda. Nel rapporto si evidenzia come il 16% della popolazione Ue nel 2010 si trovasse a rischio povertà dal punto di vista del reddito (reddito disponibile al di sotto della soglia di povertà); l'8% fosse "materialmente svantaggiato" (cioè senza risorse per pagare servizi di base, casa riscaldata, una settimana di vacanza); il 10% vivesse in famiglie nelle quali lavoravano in pochi (a bassa intensità di lavoro secondo le statistiche, quando gli adulti lavorano meno del 10% del potenziale nel corso dell'anno). Quanto al "grande rischio di povertà ed esclusione" rispetto al resto della popolazione il 27% dei bambini e dei ragazzi di età inferiore a 18 anni si trova o a rischio povertà o senza vantaggi materiali o vive in famiglie a bassa intensità di lavoro.
In Italia le persone a rischio di povertà dopo i trasferimenti di sostegni pubblici erano pari al 18,2% della popolazione; le persone private dei mezzi materiali fondamentali erano pari al 6,9%, le persone fra 0 e 59 anni che vivevano in famiglie a 'bassa intensità di lavoro' erano pari al 10,2%.