Ora è emerso pure, stando a quanto pubblica Le Monde, che c’è chi spinge affinché il prossimo presidente dell’Eurogruppo sia Mario Monti. Per ora non ci sono né conferme né smentite. E’ chiaro che costituirebbe un altro punto a favore della credibilità sempre più forte del premier e ministro dell’economia italiano. Ma sarebbe anche una novità assoluta che alla guida dell’Eurogruppo e della Bce si trovino nello stesso momento due italiani. Anche se il mandato dell’uno e dell’altro non è ‘nazionale’, i delicati equilibri politico-geografici sui quali si regge la Ue non prevedono tandem di questa natura. E’ difficile immaginare che si decida di rompere lo schema. Teniamo conto che c’è anche una forte pressione affinché il presidente Eurogruppo provenga da un paese con tripla A e i paesi con tripla A si riducono a quattro: Germania, Finlandia, Olanda e Lussemburgo.
Una volta chiarito che il lussemburghese Jean Claude Juncker non si ripresenterà (guida l’Eurogruppo dal 2005), i giochi sono aperti. Il nome che stava circolando prima dell’indiscrezione di Le Monde era quello del premier finlandese Jyrcki Katainen, già ministro delle finanze. Risponderebbe anche all’idea (austriaca) secondo cui sarebbe meglio che a guidare l’Eurogruppo fosse un ex premier. Katainen non è però amato dall’Europa del Sud: dopo aver chiesto garanzie speciali ai greci per concedere il via libera agli aiuti finanziari, difficile che raccolga l’unanimità. L’Olanda si è chiamata fuori. Tolto il Lussemburgo, resterebbe solo la Germania. Schaueble al posto di Juncker avrebbe un vantaggio: sarebbe percepito dall’opinione pubblica tedesca come una garanzia estendendo i margini di movimento per scelte pro-Eurozona della cancelliera Angela Merkel. Ma sarebbero pronti gli altri partner dell’unione monetaria ad accettarlo?
Juncker ha proposto che la presidenza Eurogruppo smetta di essere un contratto part time e diventi un contratto a termine a tempo pieno, vista la complessità del ruolo. Questo è l’aspetto più interessante della scadenza: un presidente Eurogruppo a tempo pieno implicherebbe una svolta politica di grande portata, significherebbe che i governi dell’unione monetaria avessero sancito la condivisione pressocché totale delle politiche di bilancio, avessero accettato una supervisione delle loro scelte macroeconomiche quotidiane. Teniamo conto che c’è già un presidente permanente dell’Eurosummit a livello dei capi di stato e di governo, che è il belga Van Rompuy appena confermato alla guida permanente dell’Unione europea. Palla al centro, tutto riparte da Bruxelles. Sarebbe una svolta del tutto coerente con il ‘six pack’ e le nuove regole della disciplina di bilancio, svolta di cui al momento, però, non ci sono segnali.