Nell'audizione all'Europarlamento Draghi non ha smentito le aspettative: la svolta politico-comunicativa della Bce sulla durata della politica monetaria estremamente accomodante e' stata confermata. La fine di questa fase "e' distante" perche' non ci sono elementi di novita' ne' nelle previsioni economiche ne' nella capacita' del sistema bancario di tornare a condizioni normali di finanziamento dell'economia. La Bce dimostra cosi' di essere la vera ancora dell'Eurozona in un periodo in cui riemergono le fragilita' politiche (Portogallo), gli effetti della fatica da aggiustamento (Grecia), tutte le difficolta' a definire il percorso di uscita dai salvataggi (Irlanda e Portogallo nel 2014). Tutto cio' in un quadro recessivo drammaticamente prolungato (una tragedia per Draghi). Il presidente Bce pero' ha puntato l'attenzione sulle falle ancora aperte nel lato politico della gestione della crisi Eurozona: teme che gli impegni dei governi per completare l'unione bancaria tardino a essere rispettati, teme che la supervisione unica parta a meta' 2014 senza un adeguato sistema di difese finanziarie ('backstop') sul quale all'ultimo Vertice Ue c'e' stato un difficile confronto. La supervisione Bce potrebbe partire monca, fare gli stress test sui bilanci bancari, trasparenti, senza una adeguata rete di sicurezza sarebbe un rischio enorme. I governi sono avvisati.
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