Sembra quasi una scena dei “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie: il gruppo della ‘tripla A’ continua ad assottigliarsi e adesso, dopo l’espulsione dell’Olanda, restano solo in tre: Germania, Lussemburgo e Finlandia. L’Eurozona ristagna, ma per una notizia cattiva ce n’e’ una buona (o meno cattiva) e questa volta ce ne sono addirittura due: Standard&Poor’s ha migliorato il rating sulle prospettive economiche della Spagna e alzato quello di Cipro,ritenendo che non ci siano piu’ rischi sul ripagamento del debito. Un paese virtuoso storico dell’unione monetaria perde smalto, ma i mercati finanziari sembrano infischiarsene: dopo il caso americano e francese, i declassamenti fanno meno paura (ma solo perché l’emergenza finanziaria e’ alle spalle).
Dell’Olanda colpisce il fatto che si tratta di un paese i cui responsabili politici susseguitisi al potere sono sempre stati piu’ realisti del re, accodandosi alle posizioni tedesche piu’ ortodosse, talvolta anticipandole, in materia di bilancio e di disciplina europea. Fa una certa impressione vedere il ministro olandese Jeroen Dijsselbloem giocare in difesa, spergiurare di essere icuro che Moody’s e Fitch non seguiranno Standard&Poor’s, ripetere come sia noto che la crescita economica del suo paese e’ debole e che (naturalmente) non c’e’ ragione di allentare i cordoni della borsa.
Il declassamento dell’Olanda ha un interesse evidente non tanto per l’Olanda quanto per le valutazioni complessive sullo European Stability Mechanism, l’architrave del sistema di ‘prestito di ultima istanza’ dell’Eurozona: meno paesi-azionisti ci sono con tripla A e piu’ paesi vengono declassati piu’ il rating dell’Esm e’ a rischio. In base alle regole automatiche dei rating degli Stati-azionisti, il declassamento dell’Olanda (passata a AA+) non produce alcuna conseguenza sul rating Esm, ma se proseguisse allora sarebbe un problema. Le emissioni dell’Esm vanno sempre a gonfie vele, ma certamente a Bruxelles e a Lussemburgo (dove l’Esm ha sede) stanno con gli occhi aperti. Il caso olandese potrebbe anche offrire un buon argomento a chi nell’Eurogruppo vorrebbe forzare le tappe per insediare un presidente permanente (lo vorrebbero Germania e Francia, innanzitutto, ma anche l’Italia): un presidente a mezzo servizio come e’ adesso con l’esigenza di dare segnali ai mercati sul proprio paese rischia di essere considerato non imparziale.
Il cambiamento di valutazioni di S&P su Spagna e Cipro e’ un segno dei tempi: l’emergenza finanziaria e’ alle spalle. La Spagna si appresta a chiudere la partita degli aiuti per le banche (fra un paio di settimane). La decisione su Cipro ha sorpreso non poco e anche questa conferma che i tempi del rischio collasso dell’isola sono davvero alle spalle. Il fatto che i mercati siano rimasti sostanzialmente insensibili a queste notizie rassicura ulteriormente. Anche se tutto il resto del quadro non e’ cosi’ promettente, dalla ripresa che non decolla in modo sostanziale ai prestiti alle imprese che si riducono (secondo gli ultimi dati Bce di ottobre) alle incertezze sui bilanci delle banche.