Il pagamento di 745 milioni di euro al Fondo monetario internazionale, pescando dai diritti speciali di prelievo presso lo stesso Fmi, ha solo dato un po’ di tempo in più alla Grecia. Ha però impedito l’evento da tutti temuto: la dichiarazione di impossibilità di ripagare un debito, e questo è un vantaggio per tutti. E’ stato risolto un problema solo a brevissimo termine. Come ricorda Silvia Merler, del ‘think tank’ di Bruxelles ‘Bruegel’, la Grecia ha di fatto preso un ‘prestito’ dal Fondo monetario per il quale deve pagare un tasso di interesse ogni trimestre. Tale prestito serve per poter restituire dei soldi allo stesso Fmi. Anche l’ultima ‘tranche’ del prestito internazionale (7,2 miliardi) sulla quale l’Eurogruppo e il Fmi litigano con il nuovo governo ellenico da mesi serve sostanzialmente a ripagare i creditori. Una situazione normale nelle relazioni fra un creditore e un debitore, che però diventa un incubo se quest’ultimo non riesce a generare ricchezza. Ciò spiega la frenesia degli ultimi giorni: Atene spera di concludere un accordo entro i primi giorni di giugno, quando dovrà restituire 306 milioni di euro al Fmi e, a distanza di pochi giorni, rate successive per un totale di oltre 1,2 miliardi. Poi si ricomincia. Il 20 luglio 3,4 miliardi e un mese dopo altri 3,1 miliardi dovranno rimborsare i titoli sovrani detenuti dalla Bce. Nel frattempo c’è la scadenza regolare dei bond per 5,2 miliardi in giugno. E ancora: ogni mese 2 miliardi e mezzo di euro vanno via per salari pubblici, pensioni, assistenza e sanità. L’estate sarà caldissima.
L’elenco dei pagamenti cui la Grecia deve far fronte nei prossimi mesi è impressionante: dal 5 giugno al 21 dicembre il governo deve rimborsare al Fondo monetario internazionale circa 5,7 miliardi più 336 milioni di interessi, a questi si aggiungono i titoli in scadenza detenuti dalla Bce per 6,5 miliardi). Inoltre scadranno titoli sovrani per 9,6 miliardi (per i rimborsi normali si applica il tetto massimo di emissione fino a 15 miliardi).
L’economista Eric Dior, direttore degli studi economici dell’Iéseg School of Management, una delle principali università di business francesi, ha messo in fila tutti i dati sui finanziamenti ottenuti e sui pagamenti dovuti dalla Grecia nel 2015. Il quadro è impressionante. Al 31 marzo 2015, l’Eurosistema aveva finanziato le banche elleniche per 107,183 miliardi (compresi 68,513 miliardi dei prestiti della banca centrale ellenica nel quadro del sistema ‘Emergency liquidity assistance’, il finanziamento di emergenza il cui incremento sta avvenendo su base settimanale apertamente contestato dalla Bundesbank). L’Iéseg calcola che la riduzione del valore del collaterale usato dalle banche elleniche per ottenere il finanziamento Ela si aggirerebbe attorno a una media del 40% (secondo alcuni, invece, il taglio sarebbe di circa un quarto del valore di mercato).
Con il taglio attuale il margine di aumento del finanziamento delle banche greche potrebbe arrivare ancora a 50 miliardi. Raddoppiando il taglio del valore del collaterale l’aumento si ridurrebbe a 10 miliardi. A quel punto, indica Dior, se il governo non bloccasse il ritiro dei fondi dalle banche e non scattasse il controllo sui movimenti di capitale, molto probabilmente il ritiro dei depositi supererebbe facilmente l’aumento del finanziamento d’emergenza: a quel punto si aprirebbe una crisi di liquidità conclamata.
In caso di taglio del valore del collaterale del 75%, il finanziamento attuale garantito alle banche sarebbe ridotto del 30%, la Grecia sarebbe già in zona ‘default’. Questa la conclusione: uno dei principali incidenti da evitare è la riduzione del finanziamento d’emergenza alle banche perché potrebbe portare all’uscita dalla zona euro. Ma fino a quando la Bce può esimersi dall’aumentare il taglio del valore del collaterale? A proposito del rischio che tutte le parti in gioco tirino troppo la corda, va sempre tenuto presente che i rischi per gli europei restano rilevanti dato l’aumento dell’esposizione verso la Grecia dei vari paesi della zona euro. Stando alla tabella compilata da Eric Dior tenendo conto di prestiti bilaterali, garanzie per i finanziamenti Efsf alla Grecia, parte implicita dei debiti Target 2 dell’Eurosistema verso la banca centrale greca, parte implicita delle obbligazioni greche detenute dall’Eurosistema, la Germania è esposta per 88,9 miliardi, la Francia per 68 miliardi, l’Italia per 59,4 miliardi. Seguono la Spagna con 40,7 miliardi, l’Olanda con 19,1 miliardi, il Belgio con 11,7 miliardi, la Finlandia con 6 miliardi. Complessivamente l’esposizione totale della zona euro è di 318,1 miliardi.