La riforma del mercato del lavoro in Italia “è molto positiva e ci si attende un impatto positivo sulla crescita e la creazione di posti di lavoro” e gli sforzi per liberalizzare i servizi professionali e creare un ambiente più competitivo per il business “hanno migliorato i prezzi per i consumatori”. E’ questa la valutazione di BusinessEurope, l’associazione che riunisce le ‘Confindustrie’ d’Europa, contenuta nel rapporto sul ‘barometro delle riforme’ 2015. Tuttavia BusinessEurope mette in luce anche non poche ombre: la pressione fiscale sui fattori produttivi diversi dal lavoro “resta alta”, c’è ancora troppa incertezza sulle modalità del contrasto dell’evasione, la maggioranza delle misure per rendere più efficiente la pubblica amministrazione “è stata proposta ma non ancora attuata”, non è stato esteso il fondo di garanzia alle compagnie di assicurazione e ai fondi pensione, la maggioranza delle misure legislative per liberalizzazione e semplificazione per il business “è tuttora non attuata e non ci sono novità di rilievo sullo sviluppo di organismi centrali per gli acquisti i servizi pubblici locali”.
Il Jobs Act per l’associazione europea delle imprese (cui è associata Confindustria) rappresenta un punto di forza dell’agenda politico-economica italiana e come tale viene ampiamente riconosciuta. Nel rapporto BusinessEurope non ci sono elaborazioni particolari o previsioni sugli effetti di tale riforma. Vengono citati invece gli effetti delle misure già prese in passato per liberalizzare le professioni. Da gennaio 2012, quando le riforme sono diventate operative, i prezzi nei servizi professionali sono aumentati dell’1,8% cioè “a un ritmo considerevolmente più lento dei prezzi degli altri servizi che sono aumentati del 4,5%”. Prima i due indici correvano alla stessa velocità.
Nel dettaglio, BusinessEurope mette in fila luci e ombre del processo di riforma in corso in Italia. Sul fisco c’è un segno + sull’avvio dello spostamento della tassazione dal lavoro a consumo, proprietà e ambiente. La riduzione del cuneo fiscale prevista dalla legge di stabilità 2015 è importante, la stabilizzazione del bonus di 80 euro è “appropriata”. In ogni caso, “nonostante le azioni positive lo spostamento necessario della tassazione è tuttora lontano dall’obiettivo finale”, il livello di tassazione sui fattori produttivi diversi dal lavoro resta alto a causa degli aumenti del recente passato. Il ricavato dei due aumenti consecutivi dell’Iva (dal 0 al 21% nel 2011 e dal 21 al 22% nel 2013) è stato usato per finanziare “politiche economiche contingenti e non ha contribuito alla riduzione razionale del peso fiscale sui fattori produttivi”.
BusinessEurope insiste sul disfunzionamento dell’apparato pubblico quale elemento fondamentale per il business che fa la differenza per il livello di competitività del sistema delle imprese nel suo complesso. “L’attuale quadro legale delle funzioni amministrative resta insoddisfacente” anche se sono stati computi dei passi importanti sull’anticorruzione. Sulle banche “non molto è stato fatto sui crediti in sofferenza”: vengono studiate iniziative per alcune singole banche, in alcuni casi alcune banche cercano di procedere insieme, “ma sempre senza il coinvolgimento delle autorità pubbliche”. Tuttavia sono stati fatti “sforzi importanti” sul finanziamento non bancario con i mini-bond, l’iniziativa Aim-Mac (è il mercato regolamentato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese italiane ad alto potenziale di crescita istituito nel 2012 in seguito all’accorpamento dei mercati Aim Italia e Mac per razionalizzare l’offerta dei mercati dedicati alle pmi), le misure per incentivare la creazione della domanda per tali mercati mirate su assicurazioni e fondi pensione. L’intervento per la riforma delle banche popolari va “nella giusta direzione principalmente nel settore della ‘governance”: occorrerà vedere, dice BusinessEurope, “come funzionerà in pratica tenendo conto che la cosa importante è se ciò aiuterà lo sblocco del credito all’economia reale”.