Dopo il proibizionismo, sulle nostre tavole tornano cetrioli storti e carote gibbose. Stop alla regola assurda per cui è buono solo ciò che è bello, finita l’era di frutta e ortaggi tutti uguali e regolari dall’Irlanda alla Grecia in nome di un’Europa che tutto amministra in nome del bene comune. Oltre a cetrioli e carote, possono essere venduti senza nessuna limitazione albicocche, carciofi, asparagi, melanzane, avocado, fagioli, cavoli di Bruxelles, cavolfiori, ciliegie, zucchine, funghi coltivati, aglio, nocciole in guscio, cavoli cappuccio, porri, meloni, cipolle, piselli, prugne, sedani da coste, spinaci, noci in guscio, cocomeri e cicoria witloof. Saranno invece ancora difesi mele, agrumi, kiwi, lattughe, pesche e pesche noci, pere, fragole, peperoni dolci, uve da tavola e pomodori. Mica poco, tant’è che rappresentano il 75% del valore degli scambi nell'Unione europea. Come al solito, Bruxelles si ferma purtroppo a metà strada (ma lo hanno deciso i governi). In ogni caso, viva la sburocratizzazione, il brutto che piace e magari costa pure meno. Facile ironizzare, la novità è che finora eravamo abituati a fare i conti con l’invadenza cretina della legislazione europea non con l’opposto, la de-legificazione intelligente. Segno dei tempi. Non sarà molto, ma è almeno la dimostrazione che una riforma (per carità sempre in punta di piedi) è sempre possibile. Quantomeno un argomento euroscettico è stato tolto. Dal tavolo.