Grandi manovre sui portafogli economici per la nuova Commissione europea. E' ovvio che accada così, ma questa volta le discussioni e le pressioni sono più forti perché si intrecciano strettamente a scelte politiche e istituzionali importanti che hanno a che vedere con la crisi finanziaria e la recessione, i modi e i tempi dell'intervento europeo, il ruolo che le autorità Ue svolgono in campo internazionale (Fondo monetario, G7, G20). Secondo diverse fonti uno degli argomenti più spinosi riguarda il lavoro del commissario spagnolo Joaquin Almunia, il quale accarezza un'idea tanto semplice e ovvia quanto politicamente difficile da digerire per il presidente José Barroso: affiancare agli affari economici la competenza sulla regolazione finanziaria che oggi è riservata al Mercato interno.
Sarebbe una innovazione radicale e sacrosanta, coerente con le responsabilità che hanno i ministri dell'economia o delle finanze, con la necessità di tenere insieme gli aspetti della regolazione e gli aspetti della stabilità sistemica di cui le finanze pubbliche, l'equilibrio dei conti con l'estero, la posizione competitiva dei vari paesi, in una parola la sorveglianza macro-economica, sono elementi fondamentali.
Il commissario europeo con un tale portafoglio acquisirebbe automaticamente un notevole peso internazionale, la sua stessa partecipazione alle riunioni dei vertici della Banca centrale europea, al G7 e al G20 cambierebbe natura, acquisirebbe una fisionomia non solo politico-consultivo, ma anche istituzionale dato che si occuperebbe direttamente della proposta legislativa (pensiamo al quadro delle nuove regole sulla supervisione finanziaria a livello europeo) con la responsabilità legale di assicurare il rispetto delle norme europee. Una Unione europea che voglia davvero fare un salto di qualità non ci penserebbe due volte. Invece no, gli ostacoli (tutti di piccolo cabotaggio) sono tanti a cominciare dai grandi dubbi di Barroso: già si sentirà stretto fra un presidente permanente della Ue e un ministro degli esteri come numero 2 della Commissione, figuriamoci se può sopportare un commissario all'economia e finanze con un grande potere, almeno pari a quello riservato a chi regge le sorti della Concorrenza. Inoltre Barroso ha un problema opposto: deve dividere le competenze non accorparle visto che i posti al vertice comunitario da distribuire sono 26.
Si dice che la Francia sia molto interessata all'idea di un commissario economico rafforzato con una sola condizione: deve trattarsi di un francese (Michel Barnier è il candidato di Parigi al Mercato interno). E' ancora presto per sapere che pensa la Germania visto il cambio di coalizione al potere, fino a ieri il suo interesse era per clima o energia. La Spagna è ferma su Almunia con l'attuale portafoglio e se Almunia acchiappasse anche un pezzo di Mercato interno tanto meglio. L'Italia resta ferma su Antonio Tajani ai Trasporti.