La ripresa nell’Eurozona e nella Ue è fiacchissima, pil +0,7% quest’anno secondo le stime della Commissioone europea. Tra i tanti rischi (dall’estendersi della sfiducia sulla capacità di ripagare i debiti dalla Grecia ad altri paesi, all’aumento della disoccupazione che renderà deboli i consumi delle famiglie, agli effetti delle ristrutturazioni industriali di cui già si intravvedono i primi segni) c’è anche quello di non riuscire a cogliere l’opportunità della crescita globale attesa arrivare quest’anno al 4,5%. Se così sarà, risulterà accentuato il divario di crescita (e di competitività) che già esiste da tempo rispetto alle altre grandi aree economiche del mondo.
Nelle nuove previsioni economiche della Commissione europea c’è un grafico molto interessante che mostra come già verso il quarto trimestre 2008 la produzione industriale dell’Asia emergente (trainata dalla Cina) e delle altre economie emergenti abbia cominciato a frenare la caduta per risalire dall’inizio del 2009. In Europa e Stati Uniti ha cominciato a risalire verso la fine del primo trimestre. Man mano il divario di crescita della produzione industriale si è allargato: tenendo come base 100 l’indice della produzione industriale nel 2008, a fine 2009 l’Asia emergente si trovava poco sotto quota 115, le altre economie emergenti a quota 105, gli Usa a quota 90, la Ue a quota 87 circa. Ciò la dice lunga sul ritmo ineguale del ciclo post recessione.