Il mercato obbligazionario europeo che raccoglie tutta l'incertezza sull'aiuto sì-no alla Grecia. La possibilità, per molti a questo punto reale, che il Fondo monetario entri nella partita greca affiancando i governi Eurozona. La probabilità sempre più forte che i capi di stato e di governo non decideranno giovedì e venerdì prossimi sul meccanismo degli aiuti. Sono queste le principali notizie della giornata da cui si può concludere che non solo la Germania tiene il punto (no aiuti immediati, no a un intervento dei soli paesi Eurozona), ma è riuscita a rompere l'accerchiamento. Lo si è capito oggi quando Jean Claude Juncker ha annunciato che non è assolutamente indispensabile che il Vertice Ue decida questa settimana. Così si aprono due rischi. Il primo riguarda i mercati: se non si conosceranno a breve i termini dell'intervento a sostegno della Grecia il nervosismo su euro e spread sui titoli greci e su quelli dei paesi della periferia debole dell'Eurozona (vedi gli scricchiolii su quelli portoghesi) può aumentare notevolmente. Il secondo rischio è politico: se l'Eurozona tira in ballo il Fondo monetario non è già un implicito riconoscimento di debolezza? Il richiamo al Fmi ha comunque un pregio indubbio: scarica automaticamente l'ultimatum del premier greco Papandreou, che aveva annunciato 'o decidete o vado a Washington'.