Spd-Verdi-Fdp difendono il patto di stabilità, è flessibile. E Bruxelles lancia il confronto

“Il patto di stabilità e crescita ha dimostrato di essere flessibile. Su questa base, vogliamo garantire la crescita, mantenere la sostenibilità del debito e garantire investimenti sostenibili e rispettosi del clima”. È questa la formulazione che Spd, Verdi e Fdp (liberali tedeschi) hanno concordato come “bussola” di orientamento per il negoziato europeo sulla riforma delle regole di bilancio. Appare nel documento preliminare della probabile futura coalizione di governo in Germania. Troppo poco per capire che cosa può significare concretamente per le discussioni sulla riforma delle regole di bilancio che martedì prossimo la Commissione europea lancerà formalmente con la pubblicazione di una comunicazione. Che Berlino intendesse restare ancorata all’attuale quadro regolamentare è già noto: ribadire che il patto di stabilità ha dimostrato di essere flessibile durante la crisi conferma automaticamente l’indisponibilità a rimettervi mano in maniera radicale.

Ciò implica che il negoziato tra i ‘19’ verterà sullo spazio del sostegno degli investimenti per la transizione, sulla semplificazione dei “target operativi” sui deficit, sulla riduzione del debito non rigidamente centrato su obiettivi annuali, sul modo di riequilibrare la “governance” economica che in passato ha ridotto i deficit pubblici, ma non i surplus delle partite correnti ampi e persistenti (come quelli della Germania). A quanto risulta la Commissione martedì non proporrà opzioni precise da realizzare, ma aggiornerà l’analisi degli sviluppi economici rilevante ai fini della “governance” economica delineando però le “piste” che i governi dovrebbero seguire nel negoziato. La discussione, che si annuncia tra le più difficile dell’agenda politica europea, entrerà nel vivo solo dopo la formazione del governo tedesco, nella prima parte del 2022, e presumibilmente dopo il voto per le presidenziali francesi (aprile).

Nel documento dei tre partiti tedeschi che si apprestano a redigere dopo la dichiarazione comune preliminare il programma di governo vero e proprio, Spd, Verdi e Fdp affermano di voler garantire “che l’Europa, sulla base di finanze pubbliche solide e sostenibili, possa uscire dalla pandemia con una rilevante forza economica, raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica e attuare coerentemente il Green Deal. Vogliamo sostenere misure per rafforzare la competitività in tutti gli Stati membri“. Le indicazioni preliminari sono oltremodo generiche e riflettono il tentativo di comporre posizioni fra i tre partiti su temi rilevanti, fra i quali c’è la gestione della politica economica e dei conti pubblici. I Verdi, per esempio si sono sempre battuti per superare la regola costituzionale del freno al debito che limita l’indebitamento federale allo 0,35% della prodotto annuo aggiungendo una regola per l’investimento per azioni pro clima, infrastrutture, sanità, scuola. Nel documento dei tre partiti tedeschi viene indicato: “Tenendo conto del freno costituzionale all’indebitamento, garantiremo i necessari investimenti futuri, in particolare nella protezione del clima, nella digitalizzazione, nell’istruzione e nella ricerca, nonché nelle infrastrutture”.

Che ricaschi avrà una tale impostazione sulle discussioni tra i 19 governi dell’area euro (ma saranno coinvolti anche quelli che non ne fanno parte) è difficile precisare: in fondo, quanto indicato nel documento dei tre partiti non cambia granché i termini del futuro negoziato perché considerata la linea tedesca classica. Farà la differenza certamente se alle finanze andrà il leader liberale Christian Lindner, notoriamente difensore di una stretta applicazione delle regole di bilancio. Non che Olaf Scholz (candidato cancelliere) sia stato una “colomba”, tuttavia resta pur sempre l’esponente socialdemocratico che nell’estate 2020 quando ci si avvicinava all’accordo finale su Next Generation EU con l’emissione di obbligazioni comuni sul mercato per fronteggiare la crisi da Covid, parlò di “momento Hamilton” per l’Unione europea (riferendosi alla spinta “federativa” a mettere in comune risorse per fronteggiare la crisi).

La decisione di riaprire la discussione sulle regole di bilancio la prossima settimana è stata presa dalla Commissione tempo fa e non dipende dal calendario tedesco: il suo decollo e, naturalmente, il suo esito, senz’altro sì. Sui contenuti della comunicazione che martedì sarà discussa dai commissari riuniti a Strasburgo e poi presentata alla stampa c’è il massimo riserbo. “Materia altamente sensibile”, indica un funzionario europeo coinvolto nelle discussioni preparatorie. La Commissione non avanzerà proposte, procede con i passi di piombo su una materia, appunto, che resta divisiva nonostante la “grande intesa” per fronteggiare la crisi condividendo pienamente, per la prima volta, un rilevante prestito obbligazionario comune. Nella comunicazione apparirà un’analisi dettagliata degli sviluppi economici dell’ultimo anno e mezzo riprendendo le fila del discorso interrotto nel febbraio 2020, quando scoppiò la pandemia. E, sulla base di questa saranno aggiornati gli otto temi sui quali vengono invitati i governi a esprimersi.

Come superare gli squilibri macroeconomici tra i paesi membri; quale equilibrio tra politiche di bilancio “responsabili” salvaguardando la sostenibilità nel lungo termine, ma permettendo una stabilizzazione delle economie nel breve; quali incentivi agli Stati per avviare riforme e investimenti per fronteggiare le difficoltà economiche e migliorare la prestazione delle economie; come semplificare il quadro delle regole di bilancio migliorando la trasparenza nell’applicazione; le forme della sorveglianza collettiva; come assicurare l’effettivo rispetto attraverso sanzioni, costi reputazionali e incentivi; rafforzare il quadro di regole di bilancio nazionali; la dimensione dell’area euro. Un anno e mezzo fa erano queste le “piste” per la discussione sulle regole di bilancio. In linea generale valide ancora adesso. Tuttavia, la crisi prima e il modo in cui hanno reagito le diverse economie da un lato, l’avvio dell’operazione anticrisi Next Generation EU dall’altro lato, hanno reso ancora più evidenti alcuni temi.

Intanto, è emersa con chiarezza l’incongruenza di fondo di una unione monetaria che si fonda esclusivamente sulle “politiche nazionali” (il cosiddetto coordinamento orizzontale) e non ha a disposizione una capacità “centrale” di bilancio per la stabilizzazione delle economie.

Questa funzione è stata assolta da Next Generation EU come strumento straordinario per una situazione straordinaria. Non c’è consenso per farne uno strumento permanente e il negoziato sulla revisione delle regole di bilancio non riguarderà questo punto. Tuttavia i governi non potranno fare a meno di indicare la strada verso la quale procedere oltre l’aggiornamento delle regole. Lo spazio che nella “governance” di bilancio dovranno avere gli investimenti nella transizione verde dell’economie, che sarà uno degli argomenti centrali delle discussioni, dovrà essere coerente con una visione di lungo periodo. D’altra parte, la mole degli investimenti necessari per la transizione verde è tale che senza l’apporto degli Stati cumulato e in grado di produrre moltiplicatori effettivi non potrà essere realizzata. Per non parlare della necessità di dirottare verso alcuni settori pubblici come la sanità grandi risorse per essere preparati a nuove pandemie.

Un secondo tema di evidente urgenza è come ricondurre le politiche di bilancio nazionali a una visione comune delle esigenze dell’area monetaria: è il vecchio e irrisolto tema del contributo di ciascun Paese alla crescita complessiva dell’unione monetaria. Un terzo tema riguarda modi e tempi di riduzione dell’indebitamento: da tempo la Commissione ritiene inapplicabile la regola della riduzione di un quinto all’anno della parte eccedente il 60% del debito/pil. E tanto più con i livelli attuali del debito pubblico rispetto al pil con una differenza tra i chi ne ha di più e chi ne ha di meno che supera anche di 100 punti percentuali. Un quarto tema riguarda gli incentivi a mantenere finanze pubbliche sostenibili anche nel breve periodo e il modo in cui deve avvenire la “pressione” collettiva per raggiungere gli obiettivi nazionali concordati e gli obiettivi generali dell’area euro (che non possono essere disgiunti): è probabile che tutta la “governance” dovrà ruotare sempre più attorno alle raccomandazioni Ue ai Paesi membri che costituiscono, non a caso, la base di riferimento principale per gli esborsi dei fondi europei anticrisi di Next Generation EU.