L’economia italiana si rialza (non troppo), incertezza dopo la sentenza della Corte costituzionale

Le nuove stime economiche della Commissione europea sull’Italia danno l’immagine di un’economia uscita dal rischio di deflazione, nel corso di una ripresa graduale, lenta. E’ una ripresa trainata essenzialmente da quei “venti favorevoli” di cui parla la Commissione e si spera non si esauriranno nello spazio di una stagione. La spinta della Bce non si esaurirà molto presto, la spinta dell’euro pure. Di tale contesto beneficia l’Italia, naturalmente: basta vedere la stima delle esportazioni nel 2016, che raggiungono quasi il livello del 2011 (saranno a quota 4,9%). Per la prima volta da anni Bruxelles segnala che l’Italia, osservata speciale per l’elevato debito pubblico e la cronica perdita di quote di mercato, potrebbe perfino registrare dei guadagni di competitività inattesi (essenzialmente grazie all’euro debole).Pierre-Moscovici-ne-fait-aucune-fleur-a-la-France

Quanto ai conti pubblici, certamente c’è l’enorme debito (secondo solo a quello greco per dimensioni rispetto al pil), ma è un fatto che le stime europee convergono con quelle italiane. Verso il basso rispetto al fatidico tetto del 3%. Sarebbe il migliore dei mondi possibili se la crescita dell’economia non fosse più bassa, rispetto a tutti i grandi e medi paesi della zona euro. Il debito alto con crescita debole è la vera sfida italiana, ha ribadito non a caso il commissario francese Moscovici. Ciò significa che l’Italia non riesce a sprigionare i suoi ‘spiriti produttivi’.

Secondo la Commissione potrebbero, però, esserci le premesse, che hanno a che vedere con le politiche del governo e l’ambizioso programma di riforme. Renzi incassa di nuovo valutazioni molto positive del Jobs Act. Gli economisti della Affari economici sono convinti che ci sono le condizioni per una ripresa del mercato del lavoro più marcata. L’opinione unanime a Bruxelles è che non si deve perdere ritmo e profondità: il 13 maggio, quando saranno presentate le raccomandazioni paese per paese, si capirà in dettaglio  che cosa questo significhi anche in relazione agli obiettivi di bilancio. Bruxelles dovrà pronunciarsi, infatti, sulla richiesta italiana di avere uno ‘sconto’ sugli obiettivi di bilancio nel 2016 di 6,4 miliardi (0,4% del pil) a fronte delle riforme strutturali avviate e previste.

Fino a ieri, la Commissione era chiaramente orientata a sdoganare per l’Italia la clausola di flessibilità sui deficit, poi è arrivata la sentenza della Corte costituzionale sulle pensioni e sembra aver tirato il freno. A quanto risulta, Bruxelles sarebbe intenzionata a confermare tale orientamento, ma non devono esserci sorprese sui saldi di bilancio. Si tratta di capire se ci sono dei margini o meno, per la Commissione, per correggere leggermente al rialzo l’obiettivo di deficit. Oggi Moscovici si è limitato a dire che tocca al governo decidere il ‘che fare’, “capire come bisognerebbe compensare” la spesa imprevista”. (pare oltre 10 miliardi). Ieri il messaggio della Commissione era stato: i ‘buchi’ in corso d’opera vanno colmati. Già il ‘tesoretto’ di 1,6 miliardi (un margine da spendere subito anche se si realizzerà nel corso dell’intero anno, forse) aveva comunque messo la Commissione in allarme, ora la tegola della Corte obbliga il governo a riaprire il negoziato. Affinché l’esecutivo possa tenerne conto nelle raccomandazioni sulla strategia economica, ci sono pochi giorni per decidere.