La svolta della Commissione europea sulle regole di bilancio è politicamente molto significativa e, concretamente, apre spazi effettivi per sostenere la spesa per investimenti e tenere conto delle riforme strutturali che hanno a termine un impatto positivo sui conti pubblici. L’Italia avrà più margini di manovra quest’anno e, anzi, la svolta di oggi potrebbe aprire la strada a una valutazione definitiva positiva sulla legge di bilancio 2015, sospesa fino a marzo, anche se non è chiaro al momento quale sarà l’impatto dei nuovi orientamenti in relazione alla regola del debito. Secondo i nuovi orientamenti sulla flessibilità del patto di stabilità, ai paesi che hanno un output gap, cioè la differenza tra crescita effettiva e crescita potenziale, fra -3% e -1,5% o peggiore di -3% deve essere richiesto un aggiustamento annuale fino allo 0,25% e non dello 0,5%. Un parametro che favorisce nettamente l’Italia.
La Commissione europea ha escluso che l’interpretazione del patto di stabilità più estensiva del passato possa essere considerata in una visione di breve termine. Piuttosto, ha indicato oggi, i nuovi orientamenti costituiscono lo strumento per permettere una valutazione della situazione dei vari paesi in una visione di medio termine, necessaria perchè gli effetti benefici sui conti pubblici di riforme strutturali e per via indiretta degli investimenti si manifestano dopo un certo periodo di tempo. È certo, però, che la nuova flessibilità del ‘patto’ apre spazi di manovra per una gestione del consolidamento di bilancio meno costrittiva, più favorevole alla crescita. Tra le condizioni per poter deviare dal percorso di consolidamento è stata aggiunta anche la spesa nazionale per progetti co-finanziati con fondi europei non solo per gli investimenti finanziati dal nuovo Fondo europeo (piano Juncker) e quelli per le grandi reti infrastrutturali europee e la banda larga. È una svolta nella svolta, del tutto inattesa.
Non si tratta di una ‘golden rule’, cioè dello scorporo secco di certe spese dal calcolo del deficit e del debito. Si potrà solo deviare temporaneamente dal percorso di riduzione dell’indebitamento, nel caso di riforme strutturali massimo dello 0,5% l’anno (per l’Italia corrisponde a circa 7,56 miliardi di euro). Nel caso degli investimenti non c’è un limite numerico riferito alla deviazione, il solo limite è non superare la soglia del 3% di deficit/pil e conservare un certo margine di sicurezza per non superarla. Quanto più è credibile il piano di medio termine per le finanze pubbliche quanto più ampio sarà lo spazio di manovra per la deviazione temporanea dal percorso di avvicinamento al pareggio.
La possibilità di dare più tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio per tenere conto della quota nazionale dei progetti co-finanziati con fondi europei, cosa cui l’Italia tiene in modo particolare, mostra compiutamente che può avviarsi una nuova fase in cui la strumentazione del controllo sulle finanze pubbliche viene utilizzata finalmente per sostenere la crescita, senza tuttavia rinunciare a pali e paletti per tenere sotto controllo la dinamica delle finanze pubbliche. ln linea di principio, la griglia di riferimento per adattare la richiesta di aggiustamento strutturale annuale alle condizioni dell’economia apre nuovi spazi di manovra anche all’Italia.
La griglia di riferimento per adattare la richiesta di aggiustamento strutturale annuale alle condizioni dell’economia apre margini di manovra indubbi anche all’Italia. La Commissione ritiene che una differenza negativa tra la crescita effettiva e la crescita potenziale fra -4% e -3% riflette una situazione economica “molto difficile”, se si colloca fra -3% e -1,5% riflette una situazione economica “difficile”. Le previsioni della Commissione indicano per l’Italia un ‘output gap’ del 3,4% quest’anno (il governo prevede 3,1%). Ciò significa che sulla base di questi dati, l’aggiustamento richiesto per il 2015 in termini strutturali sarebbe dello 0,25% (se l’Italia avesse un debito/pil inferiore al 60% non ci sarebbe alcuna richiesta di aggiustamento) e non di mezzo punto percentuale. E’ di fatto l’abbandono della regola secca dello 0,50%. Su tale base, la regola del deficit strutturale sarebbe rispettata.
Resta la regola del debito che l’Italia, secondo Bruxelles, rischia di non rispettare: sebbene, come ha ricordato oggi il vicepresidente della Commissione per l’euro Valdis Dombrovskis, gli orientamenti sulla flessibilità non aggiungano elementi nuovi sul debito, è un fatto che la valutazione del peso delle riforme strutturali e della spesa per investimenti arricchiscono il quadro di riferimento. Ciò significa che la partita per l’Italia si giocherà tutta sulla valutazione dei “fattori rilevanti” ai fini dell’apertura o meno di una procedura europea a causa del livello del debito. Tra i ‘fattori rilevanti’ di massima importanza sono le riforme economiche strutturali che per il governo Renzi sono un punto di forza finora abbondantemente riconosciuto da Bruxelles. “La valutazione di tali riforme – ha indicato Dombrovskis rispondendo a una domanda proprio sul caso del debito italiano – è lineare se riguardano l’economia, perché valutare il loro impatto sui conti pubblici è più facile, è meno lineare la valutazione di riforme della giustizia o della pubblica amministrazione: ciononostante se tali riforme sono state decise vanno presentate alla Commissione per avere il quadro complessivo della situazione, la base per decidere per una possibile flessibilità”.