LETTERA DA BRUXELLES L’export tedesco fa bene anche agli altri paesi europei

La notizia era attesa: nel 2013 la Germania ha registrato un surplus commerciale record, 198,9 miliardi contro 189,8 miliardi nel 2012 migliorando il record del 2007, 195,3 miliardi. E’ il livello più alto da quando l’istituto di Wiesbaden pubblica tali dati, cioè dal 1950. Farà gola a quanti ritengono che l’accumulo di surplus tedesco è la chiara dimostrazione che l’economia dell’Eurozona viaggia a doppia velocità, che c’è un sistema di paesi che viene sfiancato dall’austerita’ mentre la Germania va in direzione contraria, anzi fa troppo poco per contribuire alla ripresa della domanda interna (interna all’area monetaria). Ciò è vero, tuttavia va sempre tenuto presente che anche altri paesi europei traggono un vantaggio dal livello dell’export tedesco. Italia compresa.



  Proprio l’andamento della bilancia commerciale tedesca è stata messa sotto accusa sia in Europa che negli Stati Uniti. La Commissione ha aperto una procedura di valutazione per capire se può essere considerato uno squilibrio pericoloso, ma senza poi tanta convinzione. Nessuno ritiene che l’analisi degli economici di Bruxelles debba trasformarsi in una specie di processo. Sta di fatto che più l’andamento dell’economia europea e dell’Eurozona sarà deludente, come indicano tutte le stime pubbliche private, più l’argomento è destinato a riscaldarsi dal punto di vista politico. Per quanto alcune misure e linee di intervento del governo tedesco vanno nel senso di un maggiore sostegno della domanda interna, ciò non è sufficiente a dare il la a una ripresa generale. Va comunque notato che l’anno scorso la Germania ha esportato un po’ di più verso i paesi europei, +0,1%, ma ha importato molto di più: +0,8%. A dimostrazione che il gioco commerciale che ruota attorno alla Germania non è così a senso unico, o così tanto a senso unico, come generalmente si pensa.
 Recentemente BusinessEurope, la rappresentanza europea delle ‘Confindustrie’ nazionali, ha pubblicato un interessante rapporto sull’industria preparato dagli economisti dell’Istituto dell’economia tedesca di Colonia, nel quale viene analizzato il ruolo della Germania come ‘hub’ economico europeo. Che stia al centro del sistema produttivo europeo lo si capisce meglio dando uno sguardo al valore aggiunto nazionale nelle esportazioni manifatturiere in rapporto al totale del prodotto del settore: la Germania è meta di destinazione del 24% del valore aggiunto nelle esportazioni manifatturiere per tutti i paesi europei. Risulta quindi che altre economie beneficiano della strategia economica tedesca orientata all’esportazione fornendo e ricevendo (ecco le due funzioni chiave) input intermedi per la produzione finale “connettendosi indirettamente ai mercati globali”.
  L’Istituto di Colonia ha testato la relazione tra l’aumento delle esportazioni tedesche e gli input forniti dagli altri paesi europei arrivando alla conclusione che a un aumento del 10% delle esportazioni totali tedesche si accompagna all’aumento del 9% di beni esportati dai paesi europei in Germania. Per Regno Unito e Francia implica un aumento delle loro esportazioni in Germania di beni intermedi dell’1,1%, per l’Italia dell’1%, per la Spagna dello 0,7%, per la stessa Germania implica una fornitura aggiuntiva di beni intermedi pari a 0,9%.