Non cambia nulla per l’Italia rispetto alla stretta contabilità delle procedure europee. Degli squilibri macro-economici c’erano l’anno scorso e ancora l’anno prima, in particolare l’alto debito pubblico e la drammatica perdita di competetitività, gli stessi squilibri ce li trasciniamo dietro ancora oggi e persisteranno a lungo. Ma il messaggio della Commissione europea è stato molto chiaro: è interesse dell’Italia e dell’Eurozona che l’instabilità politica non metta in pericolo i progressi raggiunti nella gestione dei conti pubblici e nelle riforme economiche.
Jose’ Barroso è stato secco quando ha detto che “è essenziale che l’Italia resti nel percorso di riforma”, che l’instabilità politica “non deve mettere a rischio i progressi raggiunti”. E poi che non deve esserci una sensazione di “autocompiacimento” (vuol dire che non deve essere rallentata l’azione di riforma dell’economia). Infine quando ha richiamato l’importanza delle reazioni dei mercati ai segnali provenienti dai diversi leader politici: sarebbe un errore clamoroso sottovalutarle, un errore che l’Italia pagherebbe (anzi ripagherebbe) in termini di fiducia (cioe’ in termini di spread). Chiaro il consiglio: non è il momento delle briglie sciolte.
C’è un secondo messaggio nell’analisi della Commissione, che ricalca poi le precedenti: il percorso di riforme strutturali è ancora lungo, pieno di difficoltà, i margini per migliorare l’attuazione delle cose decise è molto ampio. La valutazione sulla legge di stabilita’ èattesa per venerdì. Non sarà bocciata, ma non avrà, nella promozione, pienissimi voti. Se va bene tra il 6 e il 7 perchè le sottolineature, gli avvisi, l’identificazione delle aree di incertezza saranno parecchie. Le valutazioni di oggi ne annunciano la traccia: l’elevato debito pubblico resta il principale fattore di vulnerabilità dell’Italia, raggiungere e mantenere un “elevato” surplus primario è per l’Italia “cruciale”. Se si vuole davvero assicurare un calo del debito/pil a ritmo soddisfacente.