Un salto di qualita' dell'Eurozona migliorandone radicalmente il funzionamento sulla base degli impegni gia' presi e delle regole Ue esistenti. Istituire un meccanismo unico di 'risoluzione' delle banche. Sono queste le due priorita' per 2013 indicate dal presidente Bce Mario Draghi. Sono due priorita' logiche: da un lato la discussione avviata dai governi sulle varie tappe della riforma dell'unione economica e monetaria non deve indurre alla paralisi, alla perdita di slancio sulle 'cose da fare oggi' per stabilizzare l'Eurozona; dall'altro lato la vigilanza bancaria unificata non puo' partire monca, senza avere uno strumento per fronteggiare il fallimento delle banche facendo pagare i costi innanzitutto alle stesse banche.
Le due priorita’ di Draghi tengono insieme esigenze dell’economia reale ed esigenze di stabilita’ finanziaria, nesso oggi smarrito perche’ la stretta generalizzati di bilancio e l’assenza di fiducia nel sistema bancario nel pieno della crisi del debito sovrano hanno indebolito ulteriormente l’economia mettendo in discussione gli stessi obiettivi di consolidamento.
Con ogni probabilita’ Draghi, pur dando un giudizio apertamente positivo delle ultime scelte dell’Eurozona e dell’Unione europea (le decisioni sulla vigilanza bancaria la settimana scorsa), teme un rilassamento delle mosse dei governi, il prevalere della sensazione che ormai il piu’ e’ stato fatto e non resta che attuare quanto stabilito piu’ o meno tranquillamente. Non e’ cosi’. Al centro del richiamo sul funzionamento dell’unione monetaria, il presidente Bce mette l’azione sugli squilibri eccessivi che hanno destabilizzato l’Eurozona. Ci sono dei dati nuovi, un aggiustamento e’ in corso: le esportazioni spagnole sono aumentate del 27% dal 2009, del 14% quelle irlandesi, del 22% quelle portoghesi, del 21% quelle italiane. Nei quattro paesi, indica Draghi, si verificano riduzioni dei costi unitari del lavoro. In questo quadro l’idea dei ‘contratti per le riforme’, l’impegno degli Stati con le istituzioni europee con sostegno finanziario temporaneo, e’ positiva. Su questo, secondo Draghi, si puo’ e si deve far leva (una volta che i governi lo decideranno) innanzitutto nei paesi che hanno gravi problemi di competitivita’ (sicuramente i quattro citati prima). E’ possibile fare qualcosa subito: la Commissione ha annunciato che dal 2013 avviera’ una vigilanza sistematica dei mercati dei prodotti e del lavoro. Obiettivo: vedere se il loro funzionamento e’ in contraddizione con l’integrita’ dell’unione economica e monetaria oppure no. Se non lo e’ occorrono delle correzioni concordate.
La seconda priorita’ riguarda la ‘risoluzione’ delle banche, cioe’ i meccanismi per gestire i fallimenti in modo ordinato senza usare i soldi pubblici. Ci vuole un meccanismo unico. Presto. Se nasce concretamente la supervisione unica sotto l’ombrello Bce e non c’e’ la ‘gamba’ finanziaria e di gestione in grado di fronteggiare con le stesse regole situazioni di crisi la fiducia nella nuova vigilanza risultera’ incrinata. “Il problema della risoluzione e’ al 90% un problema legale, non di soldi”, ha detto oggi Draghi all’Europarlamento. Ma il problema legale rimanda immediatamente a un problema di sovranita’ in un ambito che ha gia’ seminato in qualche paese (sempre il ‘fronte del Nord’) il timore di dover pagare per i fallimenti delle banche altrui.