E’ proprio cambiato lo stato d’animo nei piani alti delle istituzioni europee sull’andamento dell’economia. Non ci sono cifre, restano confermate per ora le stime che la Commissione ha presentato un mese fa: nel 2012 pil -0,3% nell’Eurozona con ripresa lenta da luglio. Ma ormai cominciano a essere lanciati segnali precisi. L’ultimo esempio è il rapporto trimestrale della Dg Ecfin sull’Eurozona. Scrive l’economista Elena Flores che l’economia globale “è entrata in una fase più debole che ha effetto sull’area euro, le altre maggiori economie avanzate e alcuni mercati emergenti”. Ciò può avere un impatto negativo sui volumi del commercio e “offuscare un po’ le prospettive generali dell’economia Eurozona che attualmente si trova in un periodo di stagnazione”.
Il motivo di questo difficile periodo è che se rallenta il commercio mondiale, se la domanda globale perde ritmo rischia di materializzarsi quello che gli economisti chiamano “rischio al ribasso”. In sostanza: che la stagnazione si prolunghi e che la ripresa non sia alle porte. Solo un mese fa, la Commissione europea, pur segnalando che il futuro era caratterizzato da “alta incertezza” e i rischi al ribasso (delle stime di crescita) erano superiori ai rischi al rialzo (situazione migliore), apriva con queste parole il rapporto primaverile sull’economia: “Una ripresa è all’orizzonte”. Elena Flores ricorda che se la crisi non dovrebbe aver accelerato la perdita di quote di mercato Eurozona nel mondo osservata negli anni precedenti, i paesi della moneta unica “commerciano prevalentemente con i paesi più vicini in Europa, alcuni dei quali sono economie avanzate impegnate in un processo di ‘deleveraging’ (riduzione del livello di indebitamento) che si protrae”, per cui i mercati emergenti stanno diventando la principale fonte di domanda di esportazioni. Se rallentano loro siamo nei guai.
Tra i motivi che hanno piombato le Borse alla notizia dell’ultimo taglio dei tassi Bce (tasso centrale a quota 0,75%) non c’è solo che tale decisione era attesa, scontata, ma che la scelta della banca centrale riflette la crescente preoccupazione per l’andamento dell’economia. Mario Draghi ha detto: “La ripresa sarà debole e graduale verso la fine dell’anno”. Prima la si aspettava….adesso. Ora molti analisti ricorrono sempre più spesso al paradigma Giappone anni ’90, anni di crescita flebile nonostante tassi zero, deflazione. E’ il rischio di una ‘trappola della liquidita’. In altre parole: l’acqua c’è, ma il cavallo non beve. I tassi ufficiali sono bassi, mai stati così bassi nell’Eurozona, ma la reazione dell’economia non scatta. Peraltro il costo del credito resta una barriera per molte imprese essendo in atto, appunto, un lungo e lento processo di riduzione dell’indebitamento e di pulizia nei bilanci bancari ed essendo aumentata l’avversione al rischio.