Tocca alla politica, ai governi e alle istituzioni europee che dai governi perlopiù dipendono. Domenica il voto in Grecia, lunedì e martedì il G20 che si profila come un ennesimo banco di accusa per gli europei della moneta unica, giovedì e venerdì a Lussemburgo la riunione di Eurogruppo ed Ecofin, poi il vertice dei Ventisette a fine mese. In mezzo tante, troppe variabili: l’esito del voto in Grecia è la prima, l’evoluzione della crisi spagnola è la seconda. Ce n’è anche una terza, riguarda l’Italia e la sostenibilità di spread così elevati nel medio periodo. Tanto per dire del nervosismo totale nelle stanze dei palazzi europei che contano: una conversazione tra il premier spagnolo Rajoy e il commissario alla concorrenza Almunia (anche lui spagnolo) ha fatto subito pensare a clamorose decisioni imminenti su un salvataggio iberico più ampio del semplice (fino a 100 miliardi!) sostegno alle ricapitalizzazioni. Ad un certo punto la portavoce della Commissione ha dovuto precisare che l’argomento in discussione era soltanto il settore bancario. Risponderà la politica al termine del complesso gioco di sponda, di offerte, rilanci e negazioni in corso tra i principali attori del gioco? E’ augurabile, ma ben lontano dall’essere scontato. E’ questa la preoccupazione principale che accomuna settore delle imprese e settore bancario.
Con due rapporti sullo stato dell’economia, BusinessEurope e Fbe hanno chiarito da che parte stanno e che cosa chiedono all’Unione europea. La prima rappresenta le ‘Confindustrie’ dei paesi europei (italiana compresa), la seconda rappresenta le associazioni bancarie. E’ l’armatura produttiva e finanziaria dell’Unione europea. Imprese e banche sono quantomai distanti nella valutazione delle strategie perseguite: le imprese rimproverano alle banche di non essere ragionevoli nella gestione dei rubinetti del credito perché non garantiscono flussi di credito adeguati alle esigenze dell’economia e alla corretta valutazione dei punti di forza delle aziende; le banche rimandano a una serie di fattori a loro “esterni” che riguardano essenzialmente l’accumularsi di regolazione e la scelta degli stati di far ricadere su di loro gli oneri della prevenzione, delle ristrutturazioni, della gestione dei fallimenti (legittimati dal fatto che le banche sono state salvate con i soldi pubblici in nome della stabilità sistemica).
C’è un punto sul quale imprese e banche sono però concordi: i governi non hanno più margini per traccheggiare. Oggi il fattore politico rappresenta il fattore con la ‘f’ maiuscola. Occorrono “coraggio e decisioni sagge”, dice il presidente di BusinessEurope Juergen Thurmann. “A’ la guerre comme à la guerre”, è il titolo del rapporto semestrale della Federazione bancaria che continua così: “I tempi sono duri: governi, banche, industria e servizi, famiglie, ognuno deve essere coinvolto negli sforzi per far uscire l’Eurozona dalla crisi”. I capieconomisti delle principali banche europee e delle associazioni nazionali hanno steso due liste: una dei rischi al rialzo, cioè degli eventi positivi possibili, l’altra dei rischi al ribasso, cioè degli eventi negativi possibili. La prima ne elenca sette, la seconda undici. Gli eventi positivi disegnano il migliore dei mondi: ripresa più forte generalizzata, inflazione più bassa, leggero indebolimento dell’euro che farebbe bene all’export, riassestamento della Spagna. Gli eventi negativi hanno una particolarità: i primi tre chiamano in causa direttamente la politica. Si parte con l’instabilità politica in Grecia (non viene neppure considerata l’ipotesi che possa aversi una qualche stabilità politica), poi viene l’incapacità politica dei leader europei di presentare misure complessive anti-crisi cosa che protrarrà la crisi di fiducia, per arrivare all’incapacità politica (ancora) di presentare progetti di riforma strutturale a livello nazionale per migliorare la competitività. Seguono un peggioramento della situazione in Spagna e Italia, la “rottura parziale” dell’Eurozona con l’uscita della Grecia, l’accelerazione del taglio dell’operatività delle banche in Spagna e Italia, e via peggiorando. Scenari nerofumo, naturalmente, ma da tenere bene in mente nei prossimi giorni.