LETTERA DA BRUXELLES Prossimo “test politico” la Spagna

Il quadro che emerge dalle nuove stime della Commissione europea è molto preciso: siamo in recessione anche se non grave (‘mild’, lieve), ma nella seconda metà dell’anno ci sarà una ripresina, lenta e tuttavia in grado di far uscire l’Eurozona dalla crescita negativa dal terzo trimestre in poi. Passo dopo passo si arriverà a un magro 0,4% nel 2013. Nonostante questo debolissimo profilo di crescita, il deficit/pil complessivo si ridurrà quest’anno di 0,3 punti percentuali, dal 3,2% al 2,9%, il debito/pil invece aumenterà dal 91,8% al 92,6%, in parte a causa degli interventi finanziari per il Fondo salva-stati.
  Se questi sono i dati, si può concludere che l’andamento del pil non aiuta il consolidamento di bilancio e viceversa. Per quanto la Commissione tenda a minimizzare l’impatto delle misure di austerità sul pil (un miglioramento del deficit/pil dell’1,4% nel 2012 riduce il pil reale dello 0,3% nell’Eurozona come nella Ue), se non c’è una svolta in termini di riforme strutturali e di intervento sulla domanda con strumenti che mobilitino capitali pubblici e capitali privati (project bond), l’unione monetaria rischia di restare per molto tempo attanagliata dalla bassa crescita. Che le cose stiano così lo pensano sempre più in molti. Anche in Germania, nonostante il rigorismo occhiuto con cui ha gestito la crisi del debito sovrano, ci si rende conto che occorre agire anche in direzioni diverse da quelle seguite finora. Di qui l’apertura all’aumento di capitale della Banca europea degli investimenti (tutta da verificare però) e a un aumento dei salari tedeschi.



  Si vedrà nel giro di qualche settimana che cosa uscirà dal cappello della Ue: ‘project bond’, rafforzamento della Bei. Se farà strada l’idea italiana di scorporare dal calcolo del deficit strutturale la spesa per investimenti di interesse europeo, sulla quale sta lavorando alacremente la Commissione per verificare se è una strada percorribile con le attuali regole di bilancio. Si tratta di scelte strategiche che possono avere un impatto anche a breve. Ma c’è un altro tema sul tavolo, un tema sul quale nessuno per il momento si esprime: saranno confermati i calendari di aggiustamento dei conti pubblici che prevedono il raggiungimento del 3% del pil l’anno prossimo e il pareggio di bilancio poco più in là? Il caso più urgente è la Spagna, che si sta avvitando nella spirale crisi bancaria-conti pubblici in peggioramento. Se in questi giorni tutta l’Eurozona è appesa alla Grecia (ci sarà un governo stabile o si torna alle urne?), non va sottovalutata l’emergenza spagnola che rappresenta un nuovo ‘test politico’ per i governi della moneta unica. Bruxelles stima che il deficit/pil sarà quest’anno del 6,4% contro il 5,3% sul quale si è impegnato il governo. L’anno prossimo 6,3% contro 3%. Un abisso per un paese in recessione (-1,8% quest’anno) e con il 24,4% di disoccupazione (quota più elevata nell’intera Ue). Bruxelles ha fiducia che il governo Rajoy correrà ai ripari, probabilmente spostando sul 2013 il maggior peso di nuovi tagli, ma è cautissima, prende tempo e annuncia per fine mese le sue valutazioni. I ministri ci metteranno un altro mese per pronunciarsi.
  Poi c’è il caso della Francia: la Commissione stima un deficit/pil nel 2013 al 4,2% contro un obiettivo del governo del 3% (i collaboratori di Hollande lo confermano, ma il neopresidente ha subito indicato di aspettarsi che i conti pubblici fossero in condizioni peggiori di quanto ammesso da Sarkozy). Poi il caso dell’Olanda, paese del fronte rigorista con un deficit al 4,4% quest’anno e addirittura in aumento nel 2013 al 4,6% a fronte di un impegno appena preso dal governo di tornare a quota 3%. La Commissione per ora ribadisce che le regole di bilancio non sono “stupide” e che tengono conto della realtà economica, ma evita di farsi incastrare in commenti precisi sulla pista da seguire e sa che ogni elemento di flessibilità per un paese può scatenare forti tensioni sui mercati. Se per la Spagna potrebbe essere fatta una eccezione, non ci sono segnali che diventerebbe un modello da replicare.