Nei vertici europei e’ normale guardare e soppesare il bicchiere, mezzo pieno mezzo vuoto. Certamente non tutte le cose che i capi di stato e di governo avrebbero dovuto fare sono state fatte: una per tutte il rafforzamento del Fondo salva-stati attraverso il trasferimento dei mezzi restanti dell’Efsf, garanzie per circa 230-250 miliardi, nell’Esm, il Fondo permanente che entrera’ in vigore da luglio. I governi Eurozona sono ancora divisi su questo, anche se ormai ci sono vari segnali che indicano come la Germania si stia muovendo verso una prospettiva del genere.
Inoltre il caso Grecia non e’ chiuso perche’ bisogna aspettare il 9 marzo il giudizio dei ministri delle finanze per il via libera finale su tutto il pacchetto aiuti. Entrambe le decisioni sono legate al successo della ristrutturazione ‘dolce’ del debito ellenico, ma una cosa e’ stata avvertita chiaramente nel corso delle riunioni di questi due giorni: adesso la strada e’ in discesa.
Se si mettono in fila una dietro l’altra le ‘armi’ che avra’ a disposizione l’Eurozona per gestire questa fase della crisi e impedire che se ne formi un’altra o, almeno, di essere presa in contropiede, c’e’ materia per essere un po’ piu’ rinfrancati. Due sono molto importanti e costituiscono in qualche modo la facce della stessa medaglia. Innanzitutto il ‘fiscal compact’, il patto di bilancio firmato oggi, che costituisce davvero una ‘pietra miliare’ dell’unione monetaria: le politiche di bilancio e macroeconomiche non sono piu’ soltanto condivise, saranno integrate e vigilate dall’Eurogruppo con un ruolo attivo e piu’ intrusivo della Commissione europea. La sovranita’ esclusiva degli stati sulle scelte di bilancio non esiste piu’ e nelle fasi di crisi drammatica e’ ormai assodato che il mancato rispetto della disciplina definita a livello europeo (cioe’ dagli stessi stati) sotto l’urto della sfiducia dei mercati fa saltare i governi.
Il secondo elemento importante e’ il Fondo salva-stati: se sara’ rafforzato adeguatamente potrebbe essere risolto il problema del ‘chi paga in ultima istanza’. Il Fondo salva-stati, per quanto macchinoso, dovrebbe contribuire a superare l’incertezza sul ‘salvagente finanziario’ tenendo conto che sull’altro versante del ‘finanziamento in ultima istanza’, quello bancario, la Bce si e’ dimostrata superattiva conducendo una politica molto efficace.
Il modo in cui il Fondo potrebbe essere rafforzato non e’ chiaro: Berlino vuole decidere all’ultimo momento, cioe’ a fine marzo. Nelle ultime settimane ha dovuto verificare ormai fin troppe volte quanto sia isolata non solo in Europa, ma anche nel G20: Cina, Russia, Brasile aspettano solo che gli europei ‘ci mettano piu’ del loro’ prima di dare il loro contributo alla soluzione della crisi del debito sovrano attraverso il Fondo monetario internazionale. E’ questione di poco tempo. A quanto pare, la Germania preferirebbe che Efsf e Esm procedessero paralleli, invece di optare per il trasferimento. Si tratta in fondo, di dettagli.