LETTERA DA BRUXELLES Non è ancora vinta la partita della credibilità

Non colpisce più di tanto l’estrema cautela dei mercati all’annuncio dell’accordo sulle condizioni del prestito europeo e del Fondo monetario al Portogallo. Per prima cosa non si conoscono ancora le condizioni finanziarie, il tasso di interesse del prestito Efsf di 52 miliardi. Si dice che si aggirerà poco sopra o poco sotto il 4,5%, ma non ci sono conferme. Bisogna aspettare una decina di giorni, quando a Bruxelles decideranno i ministri dell’Eurogruppo (il 16 sera per l’esattezza). Tanto per dare un’idea, l’onere per la Grecia è del 4,2% per un prestito di 110 miliardi in sette anni, dopo lo sconto dell’1% apportato un mese fa. L’onere per l’Irlanda è in media del 5,8%, ma l’Irlanda non ha ancora ottenuto lo sconto dell’1% sull’onere aggiuntivo dovuto all’Efsf, che agisce per conto dei governi: il negoziato sulle contropartite è quasi al punto di partenza. Si sa invece che il prestito di 26 miliardi del Fondo monetario internazionale avrà un tasso attorno al 3,5% per i primi tre anni e al 4,25% i successivi.



  Secondo fonti di Bruxelles, Commissione e Bce stanno facendo di tutto per forzare le tappe e alleviare il costo del prestito irlandese per decidere nello stesse ore in cui i ministri finanziari sdoganeranno il ‘pacchetto’ Portogallo. Da Dublino, però, non stanno arrivando nuovi segnali. A un anno dallo scoppio della crisi greca le tensioni dei mercati non si sono placate, anzi in quest’ultimo periodo si sono riacutizzate a causa dei timori e delle speculazioni sulla ristrutturazione del debito quanto più negata da governi e Bce tanto più temuta. Le ultime settimane sono trascorse correggendo, rafforzando e/o accelerando vecchie misure di bilancio ed economiche: in sostanza si può dire che c’è voluto quasi un anno per definire il quadro completo delle cose da fare e avviare l’azione di riforma cominciando a sostituire con i prestiti il finanziamento via mercato (la prima ‘tranche’ di 14,5 miliardi del prestito Eurozona è stata sborsata alla Grecia il 18 maggio 2010). La strada è ancora tutta in salita e sarà molto lunga, piena di ostacoli, il primo dei quali è costituito dalla sostenibilità sociale degli aggiustamenti economici e di bilancio. Ecco il secondo motivo della freddezza dei mercati.
  Chiudere con gli aiuti al Portogallo anche l’anello mancante del negoziato riaperto con l’Irlanda dimostrerebbe che la partita dei tre paesi periferici a rischio è ora gestita a tutto tondo, che non ci sono strascichi e che le ciambelle di salvataggio non hanno più bisogno di nuove messe a punto. In sostanza, un esercizio di credibilità. Se sarà sufficiente a rassicurare che non ci saranno incidenti di percorso, che soprattutto i tre paesi saranno tutti in grado di ripagare i debiti resta naturalmente avvolto nella totale incertezza. E’ sintomatico quanto è avvenuto sul mercato obbligazionario in chiusura di settimana: buona reazione alle indicazioni Bce sulla politica monetaria (tassi ufficiali fermi anche in giugno, ma massima attenzione sull’inflazione), tassi di mercato più distesi, è proseguito il ‘decoupling’ della Spagna dal trio dei paesi commissariati (Grecia, Irlanda e Portogallo). Abbandonato un paio d’anni fa quando si parlava molto di ‘decoupling’ (disaccoppiamento, distacco) a proposito della relativa indipendenza dell’Eurozona dal ciclo economico americano subito frenata dalla crisi dei subprime, questo termine è tornato in voga per la Spagna. E’ un’altra parola magica per simboleggiare una nuova fase e dopo tanti dolori Madrid ne può andare fiera a patto che il simbolo non si logori troppo rapidamente. 
  Il problema sui mercati, proprio nelle ore in cui si arrivava all’accordo sul prestito al Portogallo e poi quando è stato ufficialmente annunciato, è che i tassi sui titoli decennali portoghesi e greci sono rimasti sotto una pressione fortissima, sempre poco sotto il 10% i primi, poco sopra il 15% i secondi. Ciò significa che è sempre più netta la divisione nella mappa dell’Eurozona disegnata dai mercati  tra due zone: una che rappresenta il 93% della regione a moneta unica, l’altra di cui fanno parte Grecia, Irlanda e Portogallo in difficoltà, la linea del fronte. La Spagna, per fortuna, si sta riavvicinando alla prima zona. In questa prima zona, però, c’è una ulteriore divisione tra i paesi che hanno la valutazione massima delle agenzie di rating, i paesi della Tripla A e cioè Germania, Francia, Austria, Lussemburgo, Olanda e Finlandia, e gli altri. Anche se in questa fase, Spagna a parte, non ci sono tensioni per le differenze tra i ‘triplisti’ e gli altri, l’attenzione resterà molto alta in relazione al rispetto degli impegni di rientro dal deficit di bilancio e di riduzione del debito da parte dei governi man mano che saranno attuate le nuove regole di disciplina economica.