Dopo le fanfare è arrivato il giorno della freddezza. La proposta tedesca di creare un non meglio precisato Fondo monetario europeo forse decollerà, ma certamente è diventata subito un paravento che nasconde una discussione vera su un'altra questione: come deve essere aiutata la Grecia nel momento in cui dovrà chiedere al mercato di sottoscrivere titoli pubblici per oltre venti miliardi di euro (accadrà in aprile e maggio)? La giornata è cominciata con l'ondata di gelo arrivata da Parigi, quando la ministra francese Christine Lagarde ha detto chiaro e tondo che la creazione del Fme è una proposta interessante, ma non è la priorità del momento. La priorità del momento è la Grecia. Come dire: inutile gettare il cuore oltre l'ostacolo. Qualche ora dopo a Lussemburgo la cancelliera Angela Merkel, pur sapendo benissimo che non è concretizzabile in tempi brevi, ha nuovamente sostenuto l'idea del Fondo europeo, che dovrebbe comportare un meccanismo efficace di sanzioni per i paesi a deficit eccessivo perchè i paesi con la stessa moneta "devono prendere delle precauzioni". Ma sulla Grecia la cancelliera ha ribadito che a suo parere non ha bisogno di un solo euro. La divergenza non potrebbe essere più netta. Chi pensava che l'asse franco-tedesco fosse tutto d'un pezzo si è nuovamente sbagliato: almeno questa volta è chiaramente andato in frantumi.
Il resto della giornata è stato arricchito da dichiarazioni e prese di posizione che si distribuiscono lungo l'asse delle due principali. Un altro pezzo di Bce (sempre tedesco) si è schierato contro la proposta di Berlino: secondo il presidente della Bundesbank Alex Weber, candidato a guidare la Banca centrale europea alla scadenza di Trichet, si sta perdendo tempo in discussioni "inutili". La Commissione europea invece ha fatto un mezzo salto della quaglia: ieri si dichiarava pronta a confezionare una proposta sul Fondo monetario europeo, oggi Josè Barroso ha aderito alla linea francese. Anche per la Commissione la priorità è la Grecia, "fare ciò che è giusto per garantire l'Eurozona nel suo insieme, lavorare attivamente con gli stati per definire un meccanismo che la Grecia possa usare se necessario".
Che cosa sta succedendo? Sulla mossa della Germania si possono fare due ipotesi. La prima, più benevola, è questa: accortasi (in ritardo) che l'Eurozona non può reggere senza strumenti che mettano davvero gli stati davanti alle loro responsabilità, gestiscano le crisi finanziarie e di fiducia dei mercati senza aprire la porta a salvataggi pubblici degli stati membri dell'unione monetaria (impossibili secondo le attuali norme del Trattato Ue), pensa sia urgente definire un quadro di garanzie e di sanzioni contro i paesi fiscalmente indisciplinati. Solo in un contesto di vigilanza molto stretta, ben diversa dalla timida 'pressione tra pari’ e dall'attuale patto di stabilità che si occupa di deficit pubblici quando ormai è troppo tardi, si può pensare a una corresponsabilità nella gestione delle crisi. Facile dirlo, difficile farlo perchè il Trattato Ue vieta comunque i salvataggi ('no bailout clause’) e la Corte costituzionale tedesca sta con il fucile spianato a controllare che ogni decisione europea non metta a repentaglio l'interesse nazionale tedesco.
La seconda ipotesi, meno benevola, è che Berlino ha gettato intenzionalmente il cuore oltre l'ostacolo cercando di sviare l'attenzione rispetto all'urgenza di aiutare, oggi, la Grecia. Un classico esempio di 'benaltrismo’ (voi parlate di una cosa, ma guardate che il problema è un altro). È possibile che le due ipotesi possano fondersi in una sola. Sta di fatto che il problema che l'Eurozona deve gestire è praticamente immediato. Come confermano fonti informate sulle discussioni in corso, negli ultimi giorni i negoziati sulle modalità dell'intervento a sostegno della Grecia sono diventati molto difficili. Tra governi, in particolare francese e tedesco, presidenza Eurogruppo, Bce e Commissione è in corso un confronto segretissimo sulle modalità di un meccanismo di sostegno alle emissioni di bond e in caso di default del sistema finanziario greco, meccanismo che non deve configurarsi come salvataggio e che deve avere il cappello dell'Eurozona (non può essere comunitario perchè riguarda solo 16 paesi), dunque deve avere un carattere "plurilaterale". Non si riesce a trovare un accordo. È noto quanto la Germania sia riluttante ad assumersi impegni in tal senso. Ma anche l'Olanda (paese in piena crisi politica) è sulle stesse posizioni: non un soldo ad Atene. Difficile dire come andrà a finire. Tutti, tedeschi compresi, sanno che al momento buono, se sarà necessario intervenire un intervento ci sarà. Ciò non viene messo in dubbio nemmeno dai mercati. Da qui alle emissioni chiave di bond greci c'è ancora un pò di tempo ed è lecito aspettarsi novità. A patto che non si brucino le giornate a parlare d'altro.