La correzione del deficit pubblico italiano chiesta dalla Commissione europea è "moderata" dice il responsabile degli Affari economici Almunia. Il governo italiano concorda. Di più', è molto soddisfatto perchè l'Italia vede confermata la politica di finanza pubblica seguita finora e può cominciare prima una cura a piccole dosi per finire prima della maggioranza degli altri paesi europei, entro il 2012. Mai la sintonia fra Bruxelles e Roma è apparsa così chiara. Ha ragione il ministro dell'economia Tremonti quando afferma che la raccomandazione europea per portare il deficit sotto il 3% entro il 2012 è esattamente quanto prevede già l'Italia, che ha fissato l'obiettivo di deficit al 2,7% per quell'anno dall'attuale 5,3%. D'altra parte il deficit italiano è di gran lunga inferiore a quello di altri grandi paesi (Regno Unito, Francia, Spagna). Inoltre, alla fine Bruxelles ha rinunciato a chiedere che il ricavato dallo scudo fiscale andasse a riduzione del deficit invece che al taglio delle imposte, tradendo un principio fino a ieri considerato – dalla Commissione – quasi sacrale: le entrate straordinarie dovrebbero servire proprio a tagliare il disavanzo. Ecco i motivi che hanno spinto lo stesso Tremonti a confessare che una raccomandazione così neanche se l'aspettava.
Tuttavia Almunia ha lanciato un messaggio chiaro: in Italia "qualsiasi" aggiustamento di bilancio resta una operazione difficile perchè l'economia cresce strutturalmente poco (oltrechè per l'esistenza di un altissimo debito pubblico che comporta pesanti oneri). Si può quindi concludere in questo modo: mentre a Roma si accredita l'idea che la riduzione del deficit è tutto sommato una strada quasi in discesa, a Bruxelles si pensa che la strada sia in salita.