E’ insolito che siano tre rappresentanti del Ppe, del Pse e dei liberali europei a formare una rosa di candidati alla presidenza e al ‘ministero’ degli esteri Ue. Di solito questo è un compito della presidenza di turno dell’Unione europea. Ma così è stato deciso dato il totale disaccordo sui nomi (e quindi sulle politiche riflesse nei nomi) in ballo. Tony Blair è caduto da cavallo, spinto dallo stesso partito socialista europeo al grido: socialista quello? Via Blair la candidatura di un popolare come il premier lussemburghese Juncker è durata lo spazio di un titolo di giornale. Le due candidature si sono eliminate a vicenda. Il totonomine indica l’ex cancelliere austriaco Schuessel e l’olandese Balkenende per il posto di presidente Ue, il britannico Miliband e lo svedese Bildt per il posto di ‘ministro’ degli esteri. Fra qualche giorno gli ‘sherpa’ dei tre partiti consegneranno i nomi, una rosa oppure direttamente un ‘ticket’ non si sa ancora, poi la palla passa ai governi. Un collega francese ha acutamente scritto che la ricerca di un “George Washington” europeo assomiglia a un teatro d’ombre cinesi: tutti mascherati, una serie di “non candidati” concorrenti per un posto che ancora non esiste.
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