Pensioni private, ora è un argomento tabù

Se c’è una cosa di cui non si parla più nelle sedi comunitarie è di rafforzare le pensioni private. Dei sistemi pubblici si parla invece molto, per dire che la sostenibilità delle finanze statali va garantita e occorre fare i conti con la spesa per l’invecchiamento (sanità, assistenza, previdenza). E’ noto che nel prossimo mezzo secolo nella Ue si passerà da 4 persone in età di lavoro per ogni ultra 65enne al rapporto 2 a 1. Ciò mentre la popolazione europea calerà di 19 milioni di persone. Prima della crisi finanziaria il pilastro pensionistico privato era considerato, appunto, un pilastro. Da quando si è saputo che il valore degli asset per finanziare le pensioni ha subito una perdita del 20-25% (secondo dati globali della Banca Mondiale) si preferisce evitare l’argomento. Si avverte qualche scricchiolio. Si è scoperto per esempio che le cento società più capitalizzate alla Borsa londinese hanno bisogno di 300 miliardi di sterline per fronteggiare il deficit dei loro fondi pensione. Alcune hanno sospeso temporaneamente i contributi. La valutazione della Commissione europea è che il sistema dei fondi pensione generalmente non ha seguito logiche speculative investendo con fondi presi a prestito, almeno nel breve termine è "robusto". Oltre il breve termine non si sa.