LETTERA DA BRUXELLES Banche, l’Ecofin prepara la prova del nove

  Appuntamento fra venti giorni, data probabile il 23 luglio naturalmente a mercati chiusi. Da quando i capi di stato e di governo europei hanno dato il via libero politico alla pubblicazione dei risultati degli stress test bancari che vengono effettuati in queste settimane per verificare la ‘resistenza’ degli istituti di credito a forti choc economici e finanziari, si sta concentrando la massima attenzione su contenuti, modi e tempi dell’operazione. Stando al racconto di un alto funzionario europeo coinvolto nell’”operazione verità”, si stanno vivendo momenti piuttosto complicati non molto diversi dai giorni in cui si trattava di costruire la ciambella di salvataggio della Grecia. Man mano che ci si avvicina al dunque, aumentano i segnali di cautela. Qualche giorno fa il banchiere centrale austriaco Ewald Nowotny ha detto chiaramente che “i governi devono comunicare quali misure mettono in cantiere per le banche che non risulteranno avere un rapporto capitale/asset del 6%”. La Bce vuole che questo rapporto sia superiore al 6% anche se la soglia legale è del 4% (tanto per dare un’idea oggi Deutsche Bank è oltre l’11%). L’iperprudente presidente della Commissione europea Barroso ha  quasi choccato gli imprenditori riuniti al Business summit di Bruxelles quando ha detto che i governi devono essere pronti a difendere la stabilità finanziaria come hanno dimostrato analoga determinazione per difendere l’euro. Con il lavoro in corso per testare il sistema bancario, non si trattava certo un richiamo formale. Parallelamente, giorno dopo giorno vengono rilanciate indicazioni anonime, quindi rumori, secondo cui fra dieci e venti banche potrebbero risultare a corto di capitale se si verificassero gli scenari peggiori. 



    La Germania si era battuta a lungo contro la pubblicazione dei risultati degli stress test l’anno scorso. Allora erano sotto tiro oltre venti gruppi bancari (per l’Italia Unicredit e IntesaSanPaolo) con attività transfrontaliere rilevanti. I risultati non vennero pubblicati banca per banca, emerse solo un giudizio general-generico che più general-generico non si poteva: questo pezzo importante del sistema bancario europeo nel suo complesso poteva dirsi in condizioni ottimali in relazione a choc avversi. Non servì a rincuorare sull’effettivo stato di salute del settore, l’Europa fu attaccata dagli Stati Uniti, che avevano pubblicati i risultati del loro stress test e ricominciò a girare la ruota della sfiducia. E’ stata la crisi greca e poi la contaminazione maledetta della sfiducia a Spagna e Portogallo (poi arginata) a costringere i governi a maggiore coraggio. Con il risultato che invece di essere 22-25 le banche saranno un centinaio, tra cui una quindicina tedesche (le famose Landesbanken, le banche regionali che hanno in pancia chissà quanti asset tossici ancora e che devono ristrutturarsi rapidamente); che i risultati dei test saranno su base “individuale”; che il test dovrà comprendere il rischio sovrano per valutare la capacità di resistenza delle banche alle esposizioni sui titoli di paesi in difficoltà a finanziarsi sul mercato (come è accaduto alla Grecia). Un tale scenario, secondo la Commissione, dovrebbe includere anche l’impossibilità di un paese di ripagare i debiti.
  I tecnici del Comitato Ecfin, un gruppo di qualche decina di rappresentanti dei ministeri del Tesoro europei, delle banche centrali e della Commissione, stanno lavorando in questi giorni per preparare la ‘griglia’ del test e ufficializzare il mandato al comitato europeo degli organismi di vigilanza bancaria (il Cebs di Londra) per l’operazione che, sulla base di una metodologia e criteri comuni, viene effettuata dalle singole autorità a livello nazionale. Nelle riunioni dell’Eurogruppo prima e dell’Ecofin poi, il 12 e il 13 luglio a Bruxelles, ne discuteranno e decideranno i ministri.  Ancora però restano aperte delle opzioni e una riguarderebbe anche la pubblicazione dei risultati. Secondo alcune fonti la Germania vorrebbe che la pubblicazione dei risultati dei test riguardasse solo i grandi gruppi paneuropei e non le banche regionali, temendo che emergano tutte le loro debolezze in un colpo solo. Pubblicare i dati senza avere subito la soluzione pronta per rafforzare il loro capitale se il test rivelasse grandi perdite in caso di scenari di crisi sarebbe un suicidio.