La Cina che diventa il grande salvatore del debito sovrano dell’Eurozona, che fa ‘shopping’ di imprese strategiche anche europee (anche se qualche volta non ce la fa come nel caso della sfida per Draka vinta dal gruppo italiano Prysmian), che è diventato un attore fondamentale nel sistema dei cambi. Cose note, a parte la prima che è una assoluta novità ma era stata annunciata qualche settimana fa a Bruxelles dalle autorità cinesi. Così come è noto che il centro di gravità dell’economia mondiale si è’ spostato chiaramente verso l’Asia riducendo il ruolo europeo. Meno noto è il fatto che la crisi finanziaria e la recessione hanno accelerato parecchio lo spostamento del baricentro economico. E’ sempre difficile e al limite dell’azzardo esercitarsi in proiezioni e previsioni economiche a lunga gittata, già si sbagliano quelle per l’anno successivo figuriamoci a venti o trent’anni. Un importante centro di ricerca parigino, il Cepii (sta per Centre d’etudes prospectives et d’informations internationales) ci ha comunque riprovato arrivando a questa conclusione: le stime non saranno affidabili per scrivere le ‘finanziarie’ dei prossimi decenni, ma possono rivelarsi indispensabili, affermano gli economisti Agnes Benassy-Quere’, Lionel Fontagne’ e Jean Foure’, “per fornire indicazioni sugli ordini di grandezza da integrare nelle politiche economiche” e, va aggiunto, nelle strategie diplomatiche di ogni paese e ogni area continentale.
I numeri sono molto interessanti. Nell’analisi sull’economia mondiale nel 2050 (La Lettre du Cepii n. 303), il Cepii ha calcolato uno scenario di crescita di lungo termine per 128 paesi risultante da tre fattori di produzione (lavoro, capitale, energia) e due forme di progresso tecnico di cui uno che riguarda specificatamente l’efficienza energetica. Tenendo conto del fatto che la progressione delle varie aree economiche nell’economia mondiale dipenderòà sia dal volume del pil che dal cambio, risulta che in termini di pil la Cina potrebbe sorpassare gli Stati Uniti nel 2025, l’India potrebbe superare il Giappone prima del 2030. Nel 2050 l’economia cinese potrebbe rappresentare il 28% dell’economia mondiale, contro il 7% stimato nel 2008 e il 20% nel 2025; gli Usa rappresenterebbero il 14% (contro il 26% nel 2008 e il 21% nel 2025), la Ue l’11% (contro il 31% nel 2008 e il 21% nel 2025), l’India il 12% (contro il 2% nel 2008 e il 5% nel 2025), non cambia sostanzialmente la posizione di Brasile e Russia al 2%. Nel 2006 il Cepii aveva elaborato analoghe proiezioni (anche se calibrate su 103 paesi e con un modello di analisi leggermente diverso) e allora il risultato era stato il seguente: nel 2050 il peso della Cina nell’economia mondiale sarebbe stato del 22%, tra il 2005 e il 2050 la sua economia si sarebbe moltiplicata 13 volte, l’economia indiana 10 volte, quelle di Germania, Francia e Giappone due volte, quella degli Usa tre volte. Tenendo conto degli aggiustamenti dei prezzi relativi, secondo i nuovi calcoli le economie cinese e indiana si moltiplicherebbe rispettivamente per 16 e 20, l’economia americana raddoppierebbe e quella europea aumenterebbe solo del 40%. Non cambierebbe sostanzialmente, invece, la gerarchia mondiale in termini di livello di vita fatta eccezione per la convergenza quasi totale della Cina in termini di pil per abitante, ma pure si evidenzia una stazionarietà del Giappone e un piano leggermente inclinato dell’Europa attorno al 2030.
Nel confronto con le proiezioni Cepii del 2006, concludono i tre economisti risulta evidente l’accelerazione “molto netta” dello spostamento dell’economia mondiale verso il mondo emergente e in via di sviluppo. Anche se i risultati della elaborazione devono essere interpretati con “molta prudenza” costituiscono degli elementi di riferimento utili per valutare l’andamento della domanda mondiale di materie prime, del commercio, delle capacità di finanziamento e del peso relativo delle potenze mondiali. Peso politico, si intende.