Il caso Montepaschi con i ‘Monti bond’ e gli strascichi giudiziari. Il caso Deutsche Bank in Germania (pesante perdita di 2,2 miliardi di euro nell’ultimo trimestre 2012 con svalutazione degli ‘asset’ deteriorati per 1,9 miliardi). La nazionalizzazione d’urgenza della quarta banca olandese Sns Reaal. C’è materia per concentrare di nuovo l’attenzione sul sistema bancario. Non sono emersi segnali di instabilità sistemica: il rafforzamento del capitale voluto da governi e Autorità bancaria europea combinato con l’azione di sostegno alla liquidità della Bce hanno creato una effettiva ‘cintura’ di difesa. L’annuncio Bce che le banche rimborseranno anticipatamente 137 miliardi su 489 miliardi presi in prestito per tre anni nel dicembre 2011 ha rafforzato la convinzione che la situazione si sta normalizzando. Detto questo, nel mondo finanziario e bancario sta serpeggiando un’illusione che a Bruxelles viene considerata rischiosa: a queesto punto può essere rallentata la corsa alla nuova regolazione.
Se invece di ‘contagio negativo’ si parla di ‘contagio positivo’ (anche se l’economia reale ancora non ne beneficia) vuol dire che rispetto a diversi mesi fa lo scenario della crisi Eurozona è radicalmente cambiato. Per la prima volta, decisioni politiche a livello europeo (vigilanza bancaria Bce, sistema di aiuto finanziario Eurozona con ricapitalizzazione diretta delle banche, controllo dei bilanci pubblici) e valutazioni dei mercati tendono a coincidere. Ma fino a quando il complicato ‘puzzle’ della regolazione finanziaria non sarà composto, la fiducia di oggi rischia di essere costruita sulla cenere. Di questo è convinta la Commissione europea. Il francese Michel Barnier, responsabile delle proposte di riforma legislativa e regolamentare della finanza, è rientrato da Davos allarmato: c’è una gran voglia di frenare, il mondo finanziario e bancario preme per rallentare la corsa a comporre quel ‘puzzle’. Concretamente vuol dire: allungare il più possibile i tempi di entrata in vigore delle nuove regole sui requisiti patrimoniali, peraltro in corso di negoziazione con governi e parlamento, con minori vincoli possibili sui bonus dei banchieri (non a caso è uno dei punti più spinosi del negoziato); cercare di ridurre il peso del contributo privato al futuro meccanismo unico di ‘risoluzione’ delle banche; evitare il rischio ormai concreto che Bruxelles presenti una legge per imporre l’accesso a un conto bancario di base a un prezzo ragionevole e vincoli per maggiore concorrenza (trasparenza su commissioni, misure che consentano di cambiare velocemente banca); evitare che la Commissione proponga una riforma radicale della banca universale con la separazione tra attività di credito e finanza. Su questo punto, si può però già immaginare che Bruxelles sarà piuttosto flessibile: Barnier parla di approccio “europeo” tenendo conto dell’impatto della riforma sui diversi modelli di business esistenti in Europa (dove è però molto forte il modello di banca universale). La Commissione è prudente: per le banche che possono essere a rischio sistemico va prevista “una certa forma di separazione strutturale” tra attività di investimento finanziario e speculative e attività di banca ‘retail’.
Infine la regolazione del sistema bancario ‘ombra’: è noto che Bruxelles intende procedere rapidamente per assicurare che regolatori e supervisori siano in grado di prevenire e gestire i rischi sistemici di un sistema che vale 50 mila miliardi di euro secondo il Financial Stability Board. Un business nel quale lo stesso titolo viene prestato in media 2,4 volte, stando alle analisi del Fondo monetario internazionale. Senza dimenticare che dal 2014 potrebbe scattare la cooperazione rafforzata per la tassa sulle transazioni finanziarie in 11 paesi (tra cui l’Italia): anche questo è un aspetto che preoccupa molto il settore e non a caso la Federazione bancaria europea chiede sempre alla Ue di valutare l’”effetto accumulo” della regolazione.